Roma, 10 nov. (LaPresse) – Le assunzioni a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi della legge di stabilità sono state pari a 906.044 nei primi nove mesi del 2015. È quanto emerge dal rapporto sul precariato dell’Inps. In particolare, si tratta di 703.890 nuove assunzioni e di 202.154 trasformazioni di contratti a termine.

Nei primi nove mesi del 2015 sono stati creati 371.347 contratti a tempo indeterminato in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge dal rapporto sul precariato dell’Inps. Tra gennaio e settembre l’economia italiana ha generato 1,702 milioni di nuovi posti a tempo indeterminato, considerando anche le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistati, mentre le cessazioni a tempo indeterminato sono state pari a 1,232 milioni, con un saldo positivo di 469.363 posti fissi. Nei primi nove mesi del 2014 il saldo era stato positivo per 98.046 posti fissi.

PAGAMENTI CON VOUCHER-. Nei primi nove mesi del 2015 risultano venduti 81.383.474 voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (48.067.353), pari al 69,3%, con punte del 99,4% in Sicilia e dell’87,7% in Puglia. È quanto emerge dal rapporto sul precariato dell’Inps.

NUOVI RAPPORTI DI LAVORO-. Sempre nello stesso periodo aumenta, rispetto al corrispondente periodo del 2014, il numero di nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato (+340.323). Crescono anche i contratti a termine (+19.119), mentre si riducono le assunzioni in apprendistato (-32.991). In aumento anche le cessazioni (+37.868). La variazione netta tra i nuovi rapporti di lavoro e le cessazioni, pari rispettivamente a 4.094.061 e 3.494.883, è di 599.178; nello stesso periodo dell’anno precedente è invece stata di 310.595.

Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato stipulate in Italia, rilevate da Inps, sono state 1.330.964, il 34,4% in più rispetto all’analogo periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le ‘trasformazioni’ degli apprendisti, sono state 371.152 (l’incremento rispetto al 2014 è del 18,1%).

Pertanto, la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati è passata dal 32,0% dei primi nove mesi del 2014 al 38,1% dello stesso periodo del 2015.

Nella fascia di età fino 29 anni, l’incidenza dei rapporti di lavoro ‘stabili’ sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,4% del 2014 al 31,3% del 2015.

IN FRIULI SI ASSUME DI PIU’-. L’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato 2015 su 2014 risulta superiore alla media nazionale (+34,4%) in Friuli-Venezia Giulia (+82,0%), in Umbria (+59,6%), in Piemonte (+54,4%), nelle Marche (+52,8%), in Emilia-Romagna (+50,1%), in Trentino-Alto-Adige (+48,7%), in Veneto (+47,8%), in Liguria (+46,0%), nel Lazio (+41,1%), in Lombardia (+39,0%), in Basilicata (+35,9%), in Sardegna (+35,4%) e in Toscana (+34,9%). I risultati peggiori si registrano nelle regioni del Sud: Sicilia (+10,8%), Puglia (+15,8%) e Calabria (+17,1%).

La quota dei nuovi rapporti di lavoro full time sul totale dei nuovi rapporti registra un incremento di 0,9 punti percentuali, passando dal 61,8% del 2014 al 62,7% del 2015. Rispetto al 2014, il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni mensili inferiori a 1.000 euro diminuisce di un punto percentuale, passando dal 6,3% al 5,3%; una diminuzione si riscontra anche nella fascia retributiva immediatamente superiore (1.001-1.250 euro), la cui incidenza passa dall’8,8% del 2014 al 7,9% del 2015. Risulta in lieve diminuzione (da 22,9% a 22,6%) il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni comprese nella fascia tra 1.251 e 1.500 euro, mentre aumenta di 0,9 punti percentuali il numero dei rapporti che si collocano nella fascia retributiva da 1.501 a 1.750 euro e di 0,7 punti percentuali quello nella fascia da 1.751 a 2.000 euro; per i nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni compresa fra 2.001 e 3.000 euro gli aumenti sono pari a 0,2 punti percentuali, mentre risulta pressoché stabile l’incidenza sulle fasce retributive superiori a 3.000 euro.

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