Roma, 18 lug. (LaPresse) – Investire sul lavoro e sulla sicurezza, modificare la Legge Fornero e porre fine all’illegalità diffusa nei cantieri edili: i sindacati di settore non hanno dubbi su quali siano le priorità.

Sessanta miliardi di corruzione, 120 di evasione fiscale, 2,7 milioni di lavoro in nero: è per combattere queste cifre che i lavoratori delle costruzioni di Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza Santi Apostoli, oggi, a Roma.

C’erano i leader confererali e federali. Solidarietà via Twitter dall’assente Annamaria Furlan, Cisl, che sul social network esprime “pieno sostegno agli edili in piazza per la riforma dell’età pensionabile”, per incentivare “investimenti per infrastrutture”, per puntare su “legalità e sicurezza”.

Le risorse? “Paghi chi ha sempre guadagnato dalla crisi”, suggerisce Susanna Camusso. “Basta imprese che piangono – ha detto la leader Cgil -: comincino a investire nei profitti che fanno. Servono leggi, ispezioni e sanzioni”. Le persone prima dei profitti, con un affondo al ministro del Lavoro: “Inizi a dire che nei cantieri non ci possono essere lavoratori con vouchers e partite Iva”.

Innanzi tutto, però, i cantieri vanno aperti: “Siamo stufi dei continui annunci di aperture che non avvengono. A settembre l’anno scolastico inizierà con le scuole ancora insicure. Sarebbe questa la ‘Buona scuola’?”, chiede la Camusso.

Insieme le sigle sindacali rivendicano il ruolo strategico e da sempre trainante di un settore, quello edilizio, che oggi è fermo: “Abbiamo perso 800 mila posti di lavoro e non c’è traccia di investimenti pubblici”, afferma Carmelo Barbagallo. E per rispondere a Giorgio Squinzi, secondo cui sarebbe più facile investire in Polonia che in Italia, la Camusso invita il presidente di Confindustria ?a ricordare che, se abbiamo superato questi sette anni di crisi senza particolari drammi, è grazie alle contrattazioni e a migliaia di accordi? fatti dai sindacati.

Coro unanime per una modifica urgente alla Legge Fornero, perché, fanno notare, quello delle costruzioni è uno dei settori “a più alto rischio infortuni”. “Non ci si può aspettare che una persona lavori sui ponteggi fino a 67 anni, come se ne avesse 30. Ricordiamolo – ha concluso Camusso – che non è vero che stare dietro a una cattedra universitaria è come lavorare in un cantiere”.

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