Roma, 17 lug. (LaPresse) – Sedici lavoratori dell’Ilva, tra cui capiturno, capisquadra e operai, hanno ricevuto dai carabinieri una notifica per “violazione di sigilli” ad opera dell’Autorità giudiziaria perché erano presenti nell’Altoforno 2 sotto sequestro dalla Procura ma ancora attivo a seguito di un decreto del governo. Lo riferiscono fonti sindacali. Secondo Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, se si chiude l’Afo2 si dimezza l’attuale produzione, che da 5 milioni di tonnellate annue passerebbe a 2,6 milioni di tonnellate, rischiando di fermarla.

Attualmente, dei cinque altoforni l’Afo1 e l’Afo5 sono in regime di manutenzione e riqualificazione industriale per effetto dell’Aia, mentre l’Afo3 è spento da tempo. Gli unici rimasti operativi erano l’Afo4 e, appunto, l’Afo2, quest’ultimo sotto sequestro dopo la morte dell’operaio Alessandro Morricella. Bentivogli spiega che adesso è previsto che il prefetto disponga la precettazione dei lavoratori all’Altoforno 2 “per 48-72 ore” perché “se viene spento male è pericolissimo”.

In attesa di “sviluppi chiari e definiti” sulla vicenda degli operai denunciati, i sindacati chiedono all’Ilva “di adoperarsi immediatamente al fine di assicurare oltre a quanto previsto dalle norme di legge e di contratto, ponendo in essere ogni eventuale tutela giudiziaria, immediata e futura, nei confronti dei lavoratori interessati”. Lo scrivono in una nota congiunta Fim, Fiom e Uilm.

I sindacati metalmeccanici ritengono che, nella vicenda, “i lavoratori siano privi di qualsiasi responsabilità diretta e per quanto tali, non debbano essere coinvolti da provvedimento alcuno anche e soprattutto in termini di sicurezza e salvaguardia impiantistica”. Fim, Fiom e Uilm sono pronti ad adottare “ogni eventuale azione necessaria sul piano giuridico individuale di ognuno”

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