Intervista di Jan Pellissier
Milano, 17 lug. (LaPresse) – “Il mercato del petrolio aveva già ‘scontato’ dai prezzi al barile l’accordo sull’Iran, ritenendolo molto probabile, anche se in Medio Oriente non c’è mai nulla di certo. Teheran comincerà ad esportare in modo massivo solo quando saranno tolte le sanzioni, ovvero nel 2016, comunque nell’immediato prevediamo una flessione di 5-6 dollari al barile sulle quotazioni attuali, che si tradurrà in uno sconto di 2-5 centesimi al litro per gli italiani alla pompa di benzina, una buona notizia in vista delle vacanze”. Prezzi dei carburanti in calo da subito quindi secondo Davide Tabarelli, fondatore di Nomisma Energia, società bolognese specializzata nell’analizzare gli andamenti dei prezzi dei prodotti energetici, che LaPresse ha sentito dopo la sigla dello storico accordo sull’Iran firmato questa settimana.
Un accordo che influenzerà nel lungo periodo anche il costo della bolletta del gas, viste le riserve iraniane, con un beneficio per l’ambiente immediato. “Ci aspettiamo questo calo nonostante nell’ultimo anno quotazioni del petrolio siano già scese del 50%: 12 mesi fa eravamo ampiamente sono i 100 dollari al barile, oggi siamo a 50 dollari per il greggio americano Wti, mentre il Brent del Mare del Nord viaggia a 56 dollari al barile” ricorda Tabarelli. Il prezzo però non può scendere all’infinito. O forse sì? “Al momento siamo tornati ai prezzi che erano stati raggiunti a gennaio, quando l’Arabia Saudita rifiutò il taglio produzione proposto dai cosiddetti falchi dell’Opec, guidati proprio dall’Iran – spiega Tabarelli – mi aspetto un accordo secondo i tempi classici dell’Opec, tra 12 e 18 mesi. Solo a quel punto la produzione verrà ridotta, e i prezzi torneranno a salire”.
Le due fronde sono da un lato i Paesi che puntano a tenerli bassi avendo grandi giacimenti e sono guidati dall’Arabia Saudita, dall’altro lato chi ha riserve inferiori e punta ad avere prezzi più alti. “L’Iran aveva 35 milioni di abitanti nel 1979, oggi sono 80 milioni, ha bisogno di prezzi più alti” spiega Tabarelli. Pure manovre speculative, che si intrecciano alla politica, e che vanno oltre ad un dato ineluttabile: petrolio ce n’è in abbondanza. “La domanda globale quest’anno si è attestata a 95 milioni di barili al giorno, ed aumenta grosso modo di un milione di barile l’anno” spiega Tabarelli. Il prezzo quindi in teoria non dovrebbe salire, ma così non sarà. “Perché lo scontro tra Arabia Saudita e Iran non è sanato, ed è lo stesso scontro che in passato portò a forti oscillazioni dei prezzi con poi i ribassi del 1986, 1988 e 1998” ribadisce Tabarelli. Quindi i prezzi saliranno. Ma con andamenti diversi rispetto al passato per vari motivi.
Gli Stati Uniti innanzitutto, che sono molto più autonomi energeticamente: anche grazie al cosiddetto ‘fracking’ oggi dipendono appena per il 30% del loro fabbisogno da petrolio e gas esteri, “tanto che le importazioni di energia sono ai minimi storici, ed Obama così facendo si è così affrancato dall’Arabia” spiega Tabarelli. Poi c’è l’Iraq, che è tornato ai livelli dei massimi storici dal 1979 con oltre 4 milioni di barili al giorno ma può arrivare a 9 milioni. Ora si aggiunge l’Iran che può passare da 2,8 a 3,8 milioni di barili al giorno. L’Arabia stessa che prima di Khomeini era a 6 milioni di barili al giorno, oggi è a 10 ma potrebbe arrivare a 15. Poi ci sono Brasile, Nigeria, Angola e Russia. Senza dimenticare la Libia, che oggi è scesa da 2 milioni di barili al giorno a 0,2. Tanto petrolio quindi, senza bisogno di investire nella ricerca di nuovi pozzi. Ecco perché solo una taglio della produzione deciso dall’Opec può determinare dei rialzi, ma prima Iran e Arabia devono accordarsi.
“Nel lungo termine, i rendimenti degli idrocarburi sono sempre crescenti” garantisce Tabarelli che sottolinea come l’Iran potrà avere un ruolo rilevante anche nel mercato del gas: “Sono i primi al mondo per riserve di gas”. L’Iran detiene infatti il 18% riserve mondiali di gas, la Russia è al 17%, ma Teheran non lo usa granché e non lo esporta. “L’Iran produce poco gas, 40 miliardi di metri cubi l’anno, l’Italia per fare un raffronto ne usa in un anno 65 miliardi di metri cubi”. Nel mondo si stima ce ne siano 200 trilioni di metri cubi, quindi “l’arrivo dell’Iran cambierà questo mercato” spiega Tabarelli, che collega soprattutto a questa novità, il mal di pancia della Russia verso l’accordo siglato nei giorni scorsi.