Torino, 15 lug. (Lapresse) – Il primo pacchetto di riforme da cui dipende l’avvio del nuovo programma di salvataggio della Grecia è stato approvato dalle quattro commissioni parlamentari in cui è stato dibattuto stamattina, superando così la prima barriera legislativa. Ora il pacchetto passa all’esame dell’aula del Parlamento, dove verrà votato probabilmente in serata o nella notte. “È un accordo difficile e solo il tempo dirà se sarà sostenibile”, ha detto il ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, nel corso del dibattito nelle commissioni.
La scheda: Ecco le misure al vaglio del Parlamento per l’accordo
Tsipras oggi mette alla prova la sua maggioranza ma sarà costretto, come è già successo venerdì quando il Parlamento ha votato il mandato per trattare ancora con i creditori, a chiedere una stampella all’opposizione. E prima dell’arrivo in aula Syriza continua a perdere pezzi: prima si è dimessa la viceministra delle Finanze Nandia Valavani, lo ha annunciato con una lettera inviata al premier Alexis Tsipras il 13 luglio. La stampa locale invece ha fatto un po’ di conti e sembra che oltre la metà dei membri del comitato centrale di Syriza, cioè 109 su 201, sia contro l’accordo raggiunto a Bruxelles con i creditori dal premier greco Alexis Tsipras. Il comitato ha diffuso una dichiarazione in cui parla di colpo di Stato da parte dei leader europei.
Il ministero delle Finanze ha diffuso oggi il testo completo della lettera della ormai ex viceministra. Secondo il quotidiano greco Kathimerini, Valavani, membro di Syriza, si è dimessa in segno di protesta contro l’accordo raggiunto da Atene con i creditori. “Non posso più essere un membro di questo governo“, ha detto.
Hanno rassegnato le dimissioni anche il segretario generale del ministero dell’Economia, Manos Manousakis, e il segretario generale della Sicurezza sociale Giorgos Romanias.
La trattativa che ha portato all’ultimo accordo impone alla Grecia a varare entro oggi il primo pacchetto di riforme mentre la settimana prossima dovrà approvare un secondo pacchetto, perché sia possibile il terzo salvataggio di Atene.
L’ala radicale di Syriza ha preso le distanze dalla linea di Tsipras annunciando che non sosterrà le riforme. Il ministro Lafazanis è uno dei circa 30 deputati di Syriza (in totale sono 149) che la scorsa settimana dissero no al mandato per continuare i negoziati con Bruxelles.
Lo scenario prevede quindi l’ampliamento della coalizione con altri partiti oppure il tentativo di ottenere un appoggio ‘esterno’ dell’opposizione. Il conservatore Nuova Democrazia, il centrista To Potami e il socialdemocratico Pasok si sono detti favorevoli all’accordo, mentre il leader di To Potami Stavros Theodorakis ha scartato l’ipotesi di una sua presenza in un governo di unità nazionale. Questo scenario però porrebbe seri questioni politiche.
“Le mie intenzioni sono di restare e far capire al popolo che non ho nessuna intenzione di lasciare il Paese nella catastrofe” ha detto Tsipras in un’intervista a una tv greca ieri ma ha anche escluso il taglio alle pensioni e stipendi.
Banche ancora chiuse. In attesa di un successo nell’approvazione delle riforme, le bache greche rimarranno chiuse fino a venerdì. Lo ha disposto con un decreto il Ministero delle Finanze. Sono tuttavia stati rimossi alcuni limiti all’utilizzo di denaro. Restano però il tetto quotidiano agli sportelli bancomat di 60 euro al giorno e il massimo settimanale di 120 per i pensionati.
Intanto, per manifestare contro l’austerità che continua a stringere in una morsa lo Stato e i cittadini greci, i dipendenti pubblici sono scesi in strada contro l’accordo firmato da Tsipras. Mentre l’Onu esprime preoccupazione per i diritti umani, che potrebbero essere a rischio a causa della scarsità di alimenti e medicinali.
Fmi: “Serve taglio del debito” Intanto il Fondo monetario internazionale traccia un’analisi della situazione del debito greco che è “insostenibile” e un nuovo massiccio alleggerimento del debito per la Grecia darebbe all’economia una possibilità di ripresa, rendendola con il tempo indipendente.
Ieri LaPresse aveva dato conto di uno studio dell’Fmi anticipato da Reuters inviato ai governi dell’eurozona lunedì sera, in cui si affermava sostanzialmente che, secondo il Fondo, ad Atene serve un taglio del debito più grande dei piani Ue. L’alleggerimento del debito sarebbe necessario affinché l’Fmi possa partecipare a qualsiasi nuovo salvataggio greco: le regole dell’Fmi, infatti, gli impediscono di fare prestiti a un Paese se il debito pubblico non è considerato sostenibile. L’alleggerimento implica che i creditori europei debbano o tagliare il debito o dare alla Grecia un periodo di grazia di 30 anni.
Quest’ultima necessità è confermata anche da La Grecia “deve rimborsare gli arretrati con il Fmi, come precondizione per una partecipazione del Fondo a un terzo programma di salvataggio”. Lo ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, rispondendo alle domande dei giornalisti a Bruxelles in merito a un possibile disimpegno del Fmi dai nuovi aiuti ad Atene. Il Fondo, ha ricordato il commissario, “non può partecipare a programmi con gli Stati membri se questi sono in arretrato”.
La necessità di una partecipazione del Fondo, ha aggiunto Dombrovskis, “è chiaramente una decisione dei capi di Stato e di governo della zona euro” come si legge nelle conclusioni del vertice del weekend.