Roma, 18 giu. (LaPresse) – La fattura energetica dell’Italia è scesa nel 2014 a 44,25 miliardi di euro, contro i 56,093 miliardi dell’anno precedente, registrando una flessione del 21%, pari a un risparmio di oltre 11,8 miliardi. È quanto emerge dalla Relazione annuale dell’Unione petrolifera, diffusa in occasione dell’assemblea dell’associazione. Si tratta dei minimi dal 2005, quando la fattura era stata di 38,76 miliardi. A produrre il “deciso ridimensionamento” dei costi sostenuti dall’Italia per approvvigionarsi di energia all’estero ha influito la flessione dei consumi di energia (-3,8%), insieme al calo delle quotazioni delle fonti energetiche (in particolare del petrolio -9,0%).
Il peso della fattura energetica sul Pil nel 2014 è stato pari al 2,7% rispetto al 4% del 2012, contro una media dell’1,4% negli anni ’90. Le incidenze più elevate sono state registrate nel periodo 1980-85, mediamente pari al 5,2%. Fra le fonti che hanno rilevato i maggiori decrementi rispetto all’anno precedente, c’è la spesa netta per l’approvvigionamento del gas, passata da 20,4 a poco più di 15 miliardi di euro (-26%) che, con circa 5,3 miliardi di euro in meno, dopo il petrolio, ha rappresentato il maggior risparmio sulla spesa energetica. Nel 2014 infatti la fattura petrolifera si è “consistentemente ridimensionata”, scrive l’Up, passando da 30,450 miliardi del 2013 a 24,917 miliardi di euro (oltre 5,5 miliardi in meno, pari al -18%), in conseguenza del netto miglioramento di due dei tre fattori determinanti: raffreddamento delle quotazioni internazionali e contrazione dei consumi (-1,8%). Il costo medio annuo di una tonnellata di greggio è stato pari a 548,1 euro contro i 607,5 del 2013, con un decremento del 9,8%. Il peso sul Pil della fattura petrolifera è pertanto sceso all’1,5% rispetto al 2,1% del 2011-2012, e tornando quindi sul valore registrato in media nel decennio 2000-2010.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata