Roma, 30 ott. (LaPresse) – Sono 322mila gli immigrati, provenienti da 169 diverse nazioni, che lavorano regolarmente nel settore agricolo, con un aumento dell’1% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da un’analisi che Coldiretti ha condotto per la realizzazione del Dossier statistico immigrazione 2014 – Rapporto Unar. “L’apporto del lavoro straniero – spiega Coldiretti – diventa dunque sempre più determinante in agricoltura e rappresenta ben il 23% del totale delle giornate di lavoro dichiarate dalle aziende, che risultano di poco sotto quota 26 milioni, anch’esse in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+1%), che conferma una positiva tendenza alla riduzione delle situazioni di irregolarità. In altre parole quasi un quarto dell’agricoltura italiana è nelle mani degli stranieri in termini di contributo al lavoro”.
Il 72% dei lavoratori agricoli di origine straniera sono di sesso maschile. Tra le nazioni rappresentate nelle campagne italiane spicca al primo posto la Romania, con 117.008 lavoratori, seguita da India (28.384), Marocco (26.598), Albania (25.702), Polonia (19.969), Bulgaria (13.427) e Tunisia (12.334). Le prime 15 provincie per numero di lavoratori stranieri assorbono il 51,1% della totalità dei lavoratori stranieri in agricoltura. “C’è dunque – spiega Coldiretti – la presenza di veri e propri distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy, che possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati, dalle stalle del Nord, dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano, alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del Meridione alle grandi uve del Piemonte”.
“I lavoratori stranieri – conclude Coldiretti – contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo, su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano un’ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale”.