Dal nostro inviato Lorenzo Allegrini

New York (New York, Usa), 13 ott. (LaPresse) – La Fiat aveva già scoperto la sua America, sbarcando ad Auburn Hills nel 2009. Ma in un quinquennio è cambiato tutto. Dopo 115 anni di storia, al posto dell’italiana Fiat c’è un gruppo globale, Fca, con sede legale in Olanda e domicilio fiscale in Gran Bretagna. Il quartier generale non è più a Torino, dove rimane la testa delle operazioni europee, ma a Londra, in St James’s Street, dove è convocato il primo cda post-fusione tra Fiat e Chrysler per il 29 ottobre. Fca mantiene una quotazione nel mercato telematico di Milano, ma il titolo Fiat sparisce dal listino dopo 111 anni. A Piazza Affari la nuova società – la fusione ha avuto effetto ieri – fa il suo ingresso oggi alle 15,45, dopo l’asta di apertura fissata a partire dalle 15,30, per garantire simultaneità con il New York Stock Exchange, che negli Stati Uniti apre i battenti a quell’ora.

In Italia non resta solo una quotazione ‘secondaria’, che l’a.d. Sergio Marchionne ha auspicato assorba il 40% degli scambi. Non traslocano infatti da Torino gli uffici di Exor, la holding del gruppo Agnelli, che controlla saldamente Fca con circa il 30% del capitale e il 46,5% dei diritti di voto, per effetto del diritto olandese che permette ai soci storici di pesare di più in assemblea. Il presidente di Exor e di Fiat, John Elkann, può coronare il sogno del nonno Gianni Agnelli, che voleva portare nel nuovo secolo una Fiat più internazionale. Oggi, insieme con Marchionne, Elkann suonerà la campanella di chiusura delle contrattazioni a Wall Street alle 16 ora di New York (le 22 italiane). Dare l’avvio agli scambi è un privilegio che spetta alle offerte pubbliche di azioni. Quella di Fca è invece una conversione azionaria e non sono emessi nuovi titoli, ma ai soci Fiat viene assegnata una azione ordinaria Fca per ogni azione ordinaria Fiat detenuta. E’ probabile che il prezzo iniziale sul Nyse venga deciso sulla base della chiusura milanese di venerdì delle ‘vecchie’ azioni, a cui sarebbe applicato il cambio tra euro e dollaro. Fiat ha lasciato Piazza Affari in rosso del 2,12%, a 6,94 euro.

Archiviata l’ombra del recesso sulla fusione – per cui Fca deve sborsare agli azionisti uscenti 416,6 milioni di euro ricomprando circa il 4,3% del capitale – si presentano nuove sfide. Il piano al 2018 prevede circa 50 miliardi di euro di investimenti e un notevole sforzo di cassa. Marchionne ha in agenda nelle prossime settimane un roadshow negli Stati Uniti, assieme al direttore finanziario Richard Palmer, per cercare di convincere investitori americani a entrare o ad aumentare la quota in Fca. L’obiettivo è quello di evitare un aumento di capitale, magari ricollocando le azioni del recesso che, con le azioni proprie già detenute, fanno un pacchetto del 6-7%. Anche se il manager italo-canadese ribadisce che non è necessario, molti analisti ritengono che difficilmente sarà evitabile un rafforzamento patrimoniale per sostenere la strategia dei marchi premium e, in particolare, per trovare i 5 miliardi che serviranno al rilancio di Alfa Romeo. Un’altra possibilità è che Exor si diluisca nel capitale, forte del voto multiplo che garantisce il timone della società. “Non sono un venditore”, ha sottolineato Elkann, pur aprendo alla diluizione “se serve a rafforzare la società”. Sull’aumento si esprimerà comunque il consiglio di fine ottobre, che deciderà se confermare i target 2014. Il piano quinquennale è ambizioso e punta a far crescere le vendite dalle 4,4 milioni del 2013 fino a 7 milioni al 2018. L’obiettivo è l’Asia, in particolare il mercato cinese. Marchionne ha detto a Businessweek che c’è lo spazio per creare un nuovo leader globale, che superi le 10 milioni di auto vendute da Toyota, ed Elkann gli ha fatto eco, parlando di una possibile nuova fusione nell’arco di 5-10 anni. Un’eventuale operazione, quindi, potrebbe non riguardare l’a.d. italo-canadese, che ha confermato la sua intenzione di lasciare il ruolo di capo esecutivo tra quattro anni.

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