Roma, 30 set. (LaPresse) – “L’ipotesi di una discesa del tasso di disoccupazione ai livelli ‘pre-crisi’, ovvero intorno al 7%, sembra irrealizzabile perché richiederebbe la creazione da qui al 2020 di quasi 2 milioni di posti di lavoro, ovvero un incremento medio annuo dell’occupazione pari all’1,1 per cento”. Lo scrive il Cnel nel Rapporto 2013-2014 sul mercato del lavoro. Per il Cnel “un simile incremento potrebbe essere conseguito soltanto se si manifestasse una forte discontinuità nella crescita dell’economia italiana”. Nel rapporto si precisa inoltre che “perché il tasso di disoccupazione non aumenti ulteriormente è comunque necessario un incremento dell’occupazione da qui al 2020 di 582 mila posti di lavoro, pari allo 0,4 per cento in media all’anno”. “Tale tasso di crescita dell’occupazione – scrive ancora il Cnel – non appare eccessivamente elevato, è dunque plausibile in uno scenario di interruzione della recessione”.

DISOCCUPAZIONE ‘ALLARGATA’ AL 30%. “Nella definizione più ampia il tasso di disoccupazione sia giunto a superare il 30 per cento nel 2013, senza peraltro mostrare segnali di rallentamento nella prima parte del 2014”, si legge nel rapporto. “La crisi – prosegue il rapporto – ha provocato un forte aumento non solo della disoccupazione in senso stretto, che si riferisce ai senza lavoro che compiono azioni di ricerca attiva, ma anche del numero di sottoccupati e delle persone che hanno interrotto l’attività di ricerca perché scoraggiati o perché in attesa dell’esito di passate azioni di ricerca”. Il Cnel evidenzia che “l’allungamento degli orari per parte dei lavoratori a tempo parziale, oltre al riassorbimento della Cig, rallenterà la creazione di nuovi posti nel prossimo biennio”.

‘EMORRAGIA’ UNDER 30. Negli ultimi sei anni tra i giovani under-30 italiani si sono persi oltre un milione di posti di lavoro, pari a una variazione cumulata del 27,5%. Lo rileva il rapporto. Dal 2007 al 2013, spiega il Cnel, la quota di under-30 sul totale degli occupati è scesa dal 16,6% al 12,3% e, simmetricamente, la quota di over-55 è passata dall’11,9% al 16,2%. “Le proporzioni di occupati per classe di età – afferma il Cnel – si sono quindi chiaramente invertite nel mercato del lavoro, con una evidente perdita di peso dei giovani”.

OLTRE 3 MLN LAVORATORI ‘POVERI’. “Ampie fasce della popolazione stanno subendo un arretramento del proprio stile di vita. Sta aumentando la parte della popolazione che sperimenta condizioni di povertà”, scrive il Cnel. La soglia di povertà, precisa il rapporto su dati Istat 2011, sotto la quale i lavoratori sono considerati ‘working poor’ risulta pari a 6,9 euro l’ora, corrispettivo che interessa complessivamente oltre 2 milioni 640 mila occupati dipendenti, pari all’11,7% degli occupati dipendenti, e a 353 mila persone in più rispetto al 2008 (+15%). Considerando la remunerazione netta tale quota sale al 14,9%. “Se tradizionalmente le difficoltà erano associate prevalentemente allo stato di disoccupato, adesso anche fra gli occupati sono frequenti i casi di privazione materiale derivanti da condizioni di sottoccupazione o di precarietà del lavoro”, precisa il Cnel. Tra i lavoratori autonomi senza dipendenti, invece, la quota di lavoratori poveri risulta pari al 15,9% (circa 756 mila lavoratori).

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