Marchionne: Cambiate molte cose per Fiat, non è cambiata la crisi in Italia

Rimini, 30 ago. (LaPresse) – “Dal 2010, quando venni per l’ultima volta al Meeting, sono cambiate molte cose per Fiat. Non è invece cambiata la grave crisi che coinvolge l’Italia”. Così Sergio Marchionne, a.d. di Fiat, durante un incontro al Meeting di Rimini.

“Invece di temporeggiare come tutti i nostri concorrenti, ci siamo mossi e siamo andati negli Usa”, ha aggiunto Marchionne ricostruendo i suoi primi 10 anni al Lingotto. “In pochi credevano alla fusione con Chrysler, nonostante l’entusiasmo dei media”.

Diversa la situazione in Italia, secondo l’a.d. di Fiat. “Abbiamo passato vent’anni a far finta di fare riforme sociali. Non abbiamo neppure approfittato dell’adesione all’euro, con cui potevamo finanziare le riforme”, ha notato. “Abbiamo solo alimentato una dialettica distruttiva che ha indebolito le istituzioni, così gli investitori non arrivano, i salari si erodono e il tenore di vita cala” ha aggiunto, precisando che “quando dico noi, dico tutti. Destra e sinistra, e imprenditori”.

Marchionne crede tuttavia nel lavoro nel premier Matteo Renzi. “Renzi ha ruolo arduo e ingrato, l’ho incoraggiato ad andare avanti non curandosi degli attacchi, il suo compito è più importante del rumore di fondo degli attacchi”. “Guardare il sistema immobile di questo Paese – ha notato – è inconcepibile. Riponiamo massima fiducia nel Governo, ma finora chiunque ha governato ha svolto solo un ruolo quasi esclusivamente amministrativo, scontrandosi contro un muro di gomma. Gare al ribasso per toccare meno gli interessi, il sistema ha conservato se stesso. Saremo i primi a salutare le riforme se arriveranno, ma non possiamo riporre fiducia in un sistema che appare immobile”.

Marchionne non ha risparmiato critiche all’atteggiamento italiano. “Anche di fronte alla crisi e alla disoccupazione attuale, ci comportiamo come se fossimo un’isola felice in cui salvaguardare l’esistente – ha proseguito – Sono 10 anni che dico che abbiamo bisogno di interventi strutturali per la competitività ma poco si è mosso, il sistema non riesce a reagire”. “L’Italia non può più aspettare. La situazione si aggraverà a tal punto con questi livelli di disoccupazione che il Paese potrebbe prendere una brutta impennata. La risposta non arriverà dall’alto”, ha sottolineato l’imprenditore.