Roma, 23 giu. (LaPresse) – Sono 7.467 nel 2012 le separazioni che prevedono solo un contributo economico per il coniuge (pari all’8,5% del totale delle separazioni): di queste, 4.632 riguardano coppie con figli (il 7,2% di tutte le separazioni con figli). E’ quanto emerge dal report ‘Separazioni e divorzi in Italia’ dell’Istat. In sede di separazione viene stabilita, ricorda l’ente di rilevazione, tutta una serie di provvedimenti di natura economica a favore sia del coniuge che viene ritenuto economicamente più debole sia dei figli: questi due contributi sono tra loro indipendenti e cumulabili. L’importo dell’assegno a favore del coniuge viene stabilito in proporzione alle circostanze e alle condizioni economiche dell’obbligato. L’ammontare mensile del contributo per il mantenimento dei figli varia in base al numero dei figli stessi. Gli assegni di mantenimento per i figli nel 2012 vengono corrisposti nel 47,3% delle separazioni e nel 64,6% di quelle con figli; è il padre a versare gli assegni nella quasi totalità dei casi (94%).

Contrariamente a quanto avviene per il contributo economico corrisposto al coniuge, la quota di assegni ai figli è maggiormente diffusa al Nord (66,3% del totale delle separazioni con figli), in contrapposizione alla proporzione più bassa registrata al Centro (62,3%). Gli importi medi sono più elevati al Nord e, in particolare, nel Nord-est (645,2 euro mensili).

Nel 35,5% delle separazioni l’unico assegno a essere corrisposto è proprio quello per i figli, per un totale di 31.315 separazioni, il 48,4% delle separazioni con figli.

Nel 2012 il 20,3% delle separazioni si è concluso prevedendo un assegno per il coniuge di un importo medio mensile pari a 496,6 euro (nel 98,4% dei casi l’assegno viene corrisposto dal marito). La quota di separazioni con assegno è più alta al Sud e nelle isole (rispettivamente 25,3% e 23,8%), mentre al Nord si assesta sul 17,4%.

Le separazioni in cui vengono cumulati gli assegni al coniuge con quelli ai figli sono l’11,8% del totale, il 16,1% delle separazioni con figli. Infine, il 44,2% del totale delle separazioni non prevede alcun tipo di corresponsione economica, tale quota subisce una forte riduzione (28,3%) quando si considerano le sole separazioni con figli. Un caso particolare riguarda le separazioni con figli minori in affido (43.002, 48,7% del totale delle separazioni e 66,5% delle separazioni con figli). Non sempre quando ci sono figli affidati viene corrisposto un contributo economico da parte dei genitori: nel 16,7% dei casi, infatti, l’assegno non è previsto (era circa il 12% nel 2010).

Nel 2012 nel 58,2% delle separazioni la casa è stata assegnata alla moglie (con un picco del 62,8% nel Sud), mentre appaiono quasi paritarie le quote di assegnazioni al marito (20,4%) e quelle che prevedono due abitazioni autonome e distinte ma diverse da quella coniugale (18,4%). Mentre l’assegnazione dell’abitazione al marito è più diffusa al Nord (circa 24%), le abitazioni autonome e distinte appaiono maggioritarie nelle Isole (21%). La distribuzione dell’assegnazione della casa ai coniugi è abbastanza stabile nel tempo: non si evidenziano, in particolare, variazioni di rilievo rispetto alla situazione antecedente all’introduzione della legge sull’affido condiviso.

Per quanto concerne i divorzi, l’entità degli importi versati e la loro distribuzione sul territorio appare sostanzialmente analoga a quella delle separazioni, ma diminuiscono i casi in cui è prevista questa corresponsione: il 6,7% solo per il coniuge (6,8 dei divorzi con figli), il 32,6% solo per i figli (il 49,3 dei divorzi con figli) e il 5,5% per entrambi (8,3% dei divorzi con figli). Nel complesso, il 55,1% dei divorzi e il 35,6% dei divorzi con figli non prevedono alcuna forma di contributo economico. Nei divorzi la quota di assegnazioni dell’abitazione alla moglie è più bassa rispetto alle separazioni (37,3% contro 58,2%), risulta maggioritaria, invece, la situazione in cui i coniugi dispongono di due abitazioni autonome e distinte (48,1%). Tale dato va sicuramente messo in relazione al periodo intercorso tra la sentenza di separazione e quella di divorzio, periodo durante il quale le condizioni dei coniugi e il contesto familiare possono sensibilmente cambiare.

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