Unicredit, pulizia conti pensando ad asset quality review

Unicredit, pulizia conti pensando ad asset quality review

Milano, 11 mar. (LaPresse) – “Oggi ci vuole coraggio, bisogna affrontare i problemi di petto”. Federico Ghizzoni ha spiazzato tutti oggi, presentando un bilancio dove la perdita era in miliardi, quasi fosse un refuso. I crediti deteriorati l’a.d. di Unicredit ha deciso di smacchiarli in casa, chiudendo però il 2013 con ben 14 miliardi di perdite. Di questi 9,3 miliardi sono frutto dell’azzerramento ulteriore degli avviamenti delle attività della banca, erano 24 miliardi qualche anno fa. Altri 7,2 miliardi sono frutto di accantonamenti per coprire soprattutto i 6,8 miliardi di crediti rischiosi concessi nel nostro Paese. “Oggi voltiamo pagina” ha detto Ghizzoni, ed è “una decisione non dettata dall’esterno o da regolatori”. La Borsa ha apprezzato, con una corsa del titolo al rialzo.

La parte positiva della manovra è che il bilancio è luccicante, e Ghizzoni può dire: “Mi aspetto che l’asset quality review sia un esercizio rigoroso, e lo sarà. Noi siamo tranquilli perché abbiamo fatto più di quanto richiesto. Dovrebbe essere gestito senza grossi problemi dalle grandi banche”. “Sul fronte copertura siamo pari al 2008, sono stati cancellati 5 anni di crisi. Ci poniamo al top in Europa, torniamo ad un livello di copertura pre-crisi – ha spiegato Ghizzoni – abbiamo deciso di farlo subito poiché il capitale della banca lo consente”. L’altra faccia della medaglia, è che questi risultati saranno ottenuti anche attraverso 8.500 esuberi, di cui 5.700 in Italia. Nel vecchio piano al 2015 erano appena 1.800 gli esuberi. I numeri dei tagli però non dovrebbero peggiorare, anche perché “le fusioni non sono previste nel piano. Ma c’è solo la crescita organica” ha assicurato Ghizzoni. Quindi niente merger con Mediobanca, su cui anzi continuano le trattative per un nuovo patto da presentare in assemblea in autunno.

Tornando al futuro, Ghizzoni è ottimista: “Quelli del piano 2013-2018 sono obiettivi sfidanti, ma raggiungibili”. In numeri spicci, ripuliti i conti, ci si aspetta un utile da 2 miliardi a fine 2014 che salirà a 6,6 miliardi nel 2018. “Siamo la banca numero 1 sul corporate in Europa – ha proseguito – la divisione corporate ed investment banking è al top dei ranking europei”. Proprio partendo da questa considerazione, ed aggiungendoci che qualche segnale di ripresa Ghizzoni la vede, “questo era il momento giusto per procedere alla svalutazione degli avviamenti e agli accantonamenti per contrastare i crediti deteriorati”. Il progetto di bad-bank è quindi morto? Unicredit in realtà se l’è fatta in casa, creando un ‘portafoglio non core’ di circa 87 miliardi di crediti lordi (54 miliardi al netto degli accantonamenti), già in calo di 8 miliardi rispetto all’aprile 2013, di cui il 33% vanno bene. A decidere se rifinanziarli o no, una divisione speciale con ben 1.100 persone. A seconda di come valuteranno questi specialisti, sarà eseguita un’ulteriore pulizia che entro il 2018 prevede di ridurre del 63% il portafoglio non core.

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