Milano, 28 ott. (LaPresse/Finanza.com) – Piazza Affari ha chiuso in moderato ribasso con il Ftse Mib che ha ceduto lo 0,24% a 18.829 punti nella prima seduta della settimana. Gli investitori sono già proiettati a mercoledì quando si riunirà la Federal Reserve che dovrebbe confermare il piano di acquisto titoli da 85 miliardi di dollari al mese. Sempre negli Stati Uniti a settembre la produzione industriale è cresciuta dello 0,6% toccando i massimi degli ultimi sette mesi. Il discorso del Governo si è spostato sul capitolo delle privatizzazioni, dalle quali si punta a raccogliere 20 miliardi di euro in tre anni. Risorse che saranno utilizzate per ridurre il debito pubblico che ad agosto si è attestato a 2.060 miliardi di euro.
Nei prossimi giorni saranno da monitorare le aste del Tesoro, domani i Bot a 6 mesi e mercoledì i Btp a 5 e 10 anni, e l’entrata nel vivo della stagione delle trimestrali con big come Fiat e Eni chiamati alla prova dei conti. Giornata storta per Fiat che ha perso il 3,20% a 5,745 euro in scia alla bocciatura di JP Morgan sul settore automobilistico europeo. Il giudizio della banca americana è passato a neutral dal precedente overweight. Nell’equity strategy sull’azionario europeo diffusa oggi da JPMorgan si rimarca come il settore auto sia quello che in Europa ha corso di più da inizio anno (saldo positivo del 31%) mostrando la più elevata correlazione positiva con i rendimenti dei bond. Tra le banche le vendite hanno colpito Popolare di Milano (-2,30% a 0,473 euro), Banco Popolare (-1,84% a 1,391 euro), Intesa SanPaolo (-2,33% a 1,759 euro), Unicredit (-2,08% a 5,19 euro) e Popolare dell’Emilia Romagna (-0,64% a 6,94 euro).
Sempre nel comparto finanziario seduta negativa anche per Fondiaria-Sai, che ha ceduto l’1,21% a 1,807 euro, e Mediolanum, che ha perso il 2,04% a 6,225 euro. In decisa controtendenza Mediobanca che ha guadagnato il 3,32% a 6,54 euro dopo aver chiuso il primo trimestre dell’esercizio fiscale 2013-2014 con un utile netto in crescita a 171,2 milioni di euro rispetto ai 109 milioni di euro riportati nello stesso periodo dell’anno scorso. La partecipazione in Telco è stata ridotta dall’11,62% al 7,34% con la contestuale cessione a Telefonica di una quota del prestito soci (in carico per 35 milioni) concambiato con azioni Telefonica per un controvalore di 94,9 milioni. Dal punto di vista patrimoniale, il Core Tier 1 di piazzetta Cuccia (che non contabilizza l’utile di periodo) è pari all’11,5% dall’11,7% di giugno. Acquisti anche sul Montepaschi che ha mostrato un progresso del 2,07% a 0,216 euro. Tra i migliori di seduta anche Luxottica che ha mostrato un progresso del 3,63% a 38,24 euro. Telecom Italia (+0,89% a 0,677 euro) ancora sotto i riflettori in attesa del Cda del 7 novembre che dovrà varare il nuovo piano industriale. Nei giorni scorsi la stampa nazionale ha anticipato alcune delle mosse che il board di Telecom potrebbe prendere in considerazione: un aumento di capitale di circa 2 miliardi di euro, lo stop del dividendo per le azioni ordinarie, la cessione della quota in Telecom Argentina, ulteriori azioni per contenere i costi. “La visibilità è scarsa sulla strategia di Telecom Italia”, hanno spiegato gli analisti di Ubs che hanno confermato il giudizio di vendere (sell) su Telecom Italia con target price a 0,34 euro.
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