Parigi (Francia), 3 set. (LaPresse) – Il Pil dell’Italia calerà dell’1,8% nel 2013, a fronte della contrazione del 2,4% registrata lo scorso anno. Lo stima l’Ocse nel suo Interim Assessment, secondo cui l’Italia sarà l’unico Paese del G7 a chiudere l’anno in corso con un Pil in negativo. Per l’organizzazione internazionale con sede a Parigi l’economia italiana non aggancerà la ripresa né nel terzo trimestre (Pil -0,4%) né nel quarto (-0,3%). Il Pil delle tre principali economie dell’eurozona, Germania, Francia e Italia, crescerà invece dello 0,4% nel 2013. La ripresa sarà tuttavia sostenuta da Parigi e Berlino, l’Ocse vede un Pil 2013 rispettivamente a e +0,7% e +0,3%.

Per gli economisti Ocse l’eurozona “non è più in recessione” dopo “il rimbalzo del secondo trimestre da una fase di eccezionale debolezza alla fine del 2012 e nei primi tre mesi del 2013”, ma “rimane vulnerabile a possibili nuove tensioni finaziarie, bancarie e sul debito sovrano”. Nell’Interim Assessment si sottolinea che “i rischi rimangono elevati” e si spiega ancora che “molte banche dell’eurozona sono capitalizzate in modo insufficiente e sono appesantite da crediti deteriorati”. Per gli economisti Ocse “una comune supervisione e un meccanismo di risoluzione potrebbero aiutare” a migliorare la situazione, “ma servono misure per assicurare la credibilità e la qualità degli stress test del prossimo anno e per provvedere a un eventuale adeguato supporto” per affrontare eventuali crisi bancarie. Per quanto riguarda la salute delle economie dell’area della moneta unica, per l’organizzazione “il riequilibrio” tra Paesi in deficit e con i conti in ordine “rimane incompiuto”. Secondo il rapporto all’eurozona servono “riforme per aumentare la produttività” e migliorare “competitività e performance nell’export”. La domanda interna è infatti “debole e compensata solo in parte dall’aumento delle esportazioni”.

Anche se l’andamento del Pil globale e dell’Ocse mostrano un “moderato” recupero, “una ripresa sostenibile non è stata ancora saldamente assicurata e rimangono notevoli rischi”, afferma l’Ocse. Per l’organizzazione internazionale “è necessario continuare a sostenere la domanda, anche attraverso politiche monetarie non convenzionali, al fine di ridurre al minimo il rischio di un deragliamento della ripresa”. La disoccupazione “resta elevata in molte economie avanzate, nonostante un certo miglioramento negli Stati Uniti e nel Giappone”, e “periodi prolungati di elevata disoccupazione possono portare a un incremento strutturale, che rimane anche se la ripresa prende piede”.

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