Fiat, Consulta su caso Fiom: Art.19 in contrasto con libertà sindacale

Roma, 23 lug. (LaPresse) – Consentendo la rappresentanza unicamente ai sindacati firmatari di un contratto aziendale “risulta evidente” il “vulnus all‘art. 39, primo e quarto comma” della Costituzione, “per il contrasto che, sul piano negoziale, ne deriva ai valori del pluralismo e della libertà di azione della organizzazione sindacale”. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Consulta sull’illegittimità dell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, depositate oggi. L’Alta Corte aveva dato ragione al ricorso della Fiom, rimasto fuori dalle Rsa della Fiat in base all’interpretazione letterale della norma.

La Consulta aveva bocciato l’articolo 19 nella parte in cui “non prevede che la rappresentanza sindacale aziendale possa essere costituita anche nell’ambito di associazioni sindacali che, pur non firmatarie dei contratti collettivi applicati nell’unità produttiva, abbiano comunque partecipato alla negoziazione relativa agli stessi contratti quali rappresentanti dei lavoratori dell’azienda”. La Corte Costituzionale evidenzia che, nella sua “formulazione letterale”, la norma prevede “la stipulazione del contratto collettivo quale unica premessa per il conseguimento dei diritti sindacali”, dunque “condiziona il beneficio esclusivamente ad un atteggiamento consonante con l’impresa, o quanto meno presupponente il suo assenso alla fruizione della partecipazione sindacale”. L’Alta Corte precisa ancora che la libertà sindacale “se trova, a monte, in ragione di una sua acquisita rappresentatività, la tutela dell’art. 28 dello Statuto nell’ipotesi di un eventuale, non giustificato, suo negato accesso al tavolo delle trattative, si scontra poi, a valle, con l’effetto legale di estromissione dalle prerogative sindacali che la disposizione denunciata automaticamente collega alla sua decisione di non sottoscrivere il contratto”. Per i giudici costituzionali questo “si traduce, per un verso, in una forma impropria di sanzione del dissenso”, mentre “per l’altro verso sconta il rischio di raggiungere un punto di equilibrio attraverso un illegittimo accordo ad excludendum”.

La Corte sottolinea di non avere i poteri per individuare “un criterio selettivo della rappresentatività sindacale” nel pieno rispetto dell’art. 39 della Costituzione e risolvere un caso come quello che interessa Fiom e Fiat. Tuttavia i giudici provano a dare dei suggerimenti per arrivare a delle soluzioni. “Queste potrebbero consistere tra l’altro – si legge nelle motivazioni – nella valorizzazione dell’indice di rappresentatività costituito dal numero degli iscritti, o ancora nella introduzione di un obbligo a trattare con le organizzazioni sindacali che superino una determinata soglia di sbarramento, o nell’attribuzione al requisito previsto dall’art. 19 dello Statuto dei lavoratori del carattere di rinvio generale al sistema contrattuale e non al singolo contratto collettivo applicato nell’unità produttiva vigente, oppure al riconoscimento del diritto di ciascun lavoratore ad eleggere rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro”. “Compete al legislatore – spiega ancora l’Alta Corte – l’opzione tra queste od altre soluzioni”.

La Consulta individua anche profili di illegittimità rispetto agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Il criterio selettivo di cui alla lettera b) del primo comma del denunciato art. 19, osserva la Corte, finirebbe per “tradire la ratio stessa della disposizione dello Statuto, volta ad attribuire una finalità promozionale e incentivante all’attività del sindacato quale portatore di interesse del maggior numero di lavoratori, che trova una diretta copertura costituzionale nel principio solidaristico espresso dall‘art. 2 Cost., nonchè nello stesso principio di uguaglianza sostanziale, di cui al secondo comma dell’art. 3 della Costituzione”.

LANDINI: AZIENDA CI CONVOCHI “Si conferma che la nostra Costituzione va solo applicata. Ora l’azienda convochi la Fiom e il Governo si faccia garante dell’applicazione della sentenza”, è il commento del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, alle motivazioni della Consulta. “Non c’è alcun bisogno di cambiare la nostra Costituzione, va soltanto applicata e fatta applicare”, aggiunge Landini.