Bruxelles (Belgio), 1 lug. (LaPresse) – Alcune delle principali banche d’investimento globali hanno violato tra il 2006 e il 2009 la normativa antitrust Ue che vieta accordi di collusione anticoncorrenziale per evitare l’ingresso di nuovi operatori nel business dei derivati. Lo riferisce la Commissione Ue, che, al termine di un’indagine preliminare, ha inviato un’informativa ai 13 gruppi bancari coinvolti, ovvero Merrill Lynch, Barclays, Orso Stearns, BNP Paribas, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs, HSBC, JP Morgan, Morgan Stanley, Royal Bank di Scozia, UBS, e al provider di servizi ISDA e all’istituto Markit. Il vicepresidente della Commissione e responsabile della Concorrenza, Joaquin Almunia, ha dichiarato che “sarebbe inaccettabile se le banche lavorassero collettivamente per proteggere i loro ricavi nel mercato over the counter dei derivati di credito, trading che oltre ad essere più costoso per gli investitori, è anche soggetto a rischi sistemici”. Bruxelles spiega in un comunicato che tra il 2006 e il 2009 Deutsche Boerse e il Chicago Mercantile Exchange hanno tentato di entrare nel commercio di derivati di credito, rivolgendosi a ISDA e Markit per ottenere le licenze necessarie su dati e benchmark, ma – stando ai risultati preliminari dell’indagine di Bruxelles – le banche che controllano questi organismi avrebbero istruito le istituzioni in modo che dessero il via libera solo per scopi commerciali di Otc e non per l’exchange trading. Inoltre gli istituti di investimento avrebbero utilizzato altri modi per tenere i nuovi soggetti lontani dalla possibilità di scambiare derivati, ad esempio coordinando la scelta della clearing house, che funge da controparte per l’acquirente e per il venditore. La Commissione, sottolinea il comunicato, “è del parere preliminare che le banche abbiano agito collettivamente per tenere fuori dal trading altri operatori perché temevano che questo avrebbe ridotto i ricavi per gli intermediari”. Secondo Bruxelles gli accordi tra le banche d’investimento avrebbero impedito anche maggiore trasparenza sui prezzi dei derivati sul credito. L’invio dell’informativa agli istituti di credito chiude la prima fase dell’inchiesta, che è iniziata a marzo. Le banche hanno adesso a disposizione 30 giorni per rispondere. Successivamente la Commissione Ue dovrà di nuovo valutare nel merito e al termine della procedura dell’inchiesta antitrust potrà decidere per sanzioni pecuniarie.