Milano, 6 mag. (LaPresse) – “Un’austerità senza speranza” può “diventare il detonatore di una crisi generalizzata”. Anche Giuseppe Vegas, presidente della Consob, si accoda alla sempre più folta schiera di coloro che stanno improvvisamente accorgendosi che il rigore da solo non basta. Tutti contro frau Angela Merkel o quasi. “La risposta va trovata agendo direttamente nell’economia reale ha aggiunto Vegas nella sua relazioni letta a Palazzo Mezzanotte a Milano con in prima fila il neo premier Enrico Letta, e tutto il gotha dell’economia nostrana. E sempre rivolgendosi all’Europa, Vegas ha aggiunto: “Va trovata una soluzione al problema dei problemi: il futuro dell’Unione Europea” che è stata definita “incompiuta” perché subisce i particolarismi nazionali, dove “mercati di modeste dimensioni tenteranno di sopravvivere l’uno a danno dell’altro”.
La grande paura è che da questa spirale che dura da 5 anni non se ne esca e diventi definitiva la frattura “tra finanza e crescita, un rapporto che sembra essersi spezzato, e il nostro Paese ne soffre gli effetti più degli altri”. Già, perché in Italia non ci sono più capitali, e nemmeno un mercato azionario dove reperirli: “Il mercato azionario non è attualmente in grado di svolgere la funzione di accesso al mercato dei capitali per le imprese” ha spiegato Vegas, facendo riferimento anche alle sole 255 società quotate, poche sia numericamente che guardando alla percentuale di Pil rappresentata dalla capitalizzazione complessiva della Borsa: in Italia il 22,5%, contro il 43% in Germania, il 68% in Francia e il 126% in Gran Bretagna. “Siamo lontani dai livelli pre-Lehman, ma anche rispetto al resto d’Europa e agli Usa”. Non c’è mercato, non c’è capitale. Quel poco che c’è poi spesso fugge all’estero: “Negli ultimi 5 anni la raccolta netta complessiva di gestioni collettive e di portafoglio è stata negativa per 190 miliardi, ovvero il 25% di quanto era in stock nel 2008”.
Certo la crisi, ma non solo. La fuga dei capitali c’è e continua, e la Consob può fare poco con gli strumenti attuali. Ma “l’illusione che il risparmio si possa tutelare semplicemente dotandosi di regole nazionali le più rigorose possibili si infrange contro la realtà dell’apertura globale dei mercati” spiega Vegas. “La fuga dei capitali e la delocalizzazione degli operatori finanziari verso ordinamenti più accomodanti – aggiunge Vegas possono vanificare del tutto l’efficacia di regole severe”. Serve quindi trovare “una posizione di equilibrio tra tutela e attrazione dei risparmio. Ci muoviamo su un crinale scosceso e pericoloso”. Ecco perché la Tobin Tax o la applicano tutti o nessuno in Europa: c’è un rischio ‘spiazzamento’, ovvero la “delocalizzazione di importanti comparti dell’industria finanziaria e di penalizzazione per l’operatività in strumenti finanziari” se non si supereranno a livello europeo i contrasti emersi nei mesi scorsi, spiega Vegas. A prescindere dai capitali, l’ex deputato del Pdl da 3 anni al vertice della Consob, evidenzia come sia giunto il momento di “guardare alla parte di spread imputabile solo a noi stessi. Il nostro nemico non è più fuori di noi e dentro gli inafferrabili mercati, ma nelle imprese che chiudono e nel lavoro che manca” spiega Vegas. “Bisogna mettere l’economia produttiva in grado di ripartire” ha concluso Vegas ricordando come gli “investitori stranieri si stanno riaffacciando sui nostri mercati” nonostante scandali come quello di Mps, che però non è stato mai citato nella relazione dal presidente della Consob.
di Jan Pellissier