Washington (Usa), 16 apr. (LaPresse) – L’economia dell’Italia calerà dell’1,5% nel 2013, dopo essersi contratta del 2,4% l’anno scorso, e per una timida crescita bisognerà attendere un +0,5% nel 2014. Lo afferma il Fmi nell’aggiornamento del World economic outlook. Washington vede nero anche sul fronte del mercato del lavoro. Secondo le stime del Fondo la disoccupazione in Italia nel 2013 si assesterà al 12%, in netta crescita rispetto al 10,6% del 2012. Nel 2014 si arriverà al 12,4% contro una media europea del 12,3%. Tuttavia, come affermato dal vice direttore per la ricerca del Fondo monetario internazionale, Jorg Decressin, “l’Italia è sulla strada giusta” per ripartire. Secondo Decressin alla fine del 2013 “sarà stato svolto gran parte del lavoro di aggiustamento fiscale” se “tutte le misure saranno implementate” e questo permetterà di affrontare il 2014 con prospettive di crescita migliori.

Carlo Cottarelli, responsabile del Fiscal monitor del Fondo, altro documento su cui l’organizzazione ha alzato oggi il velo, ha messo in guardia sulla situazione politica dell’Italia. “L’incertezza politica – ha spiegato Cottarelli – è un fattore che riduce le prospettive di crescita di un Paese”. Il Fmi sostiene tuttavia che Roma centrerà il pareggio di bilancio strutturale, ma per la recessione avrà bisogno “al massimo di piccole correzioni” ai conti. Per quanto riguarda il 2013, il Fmi stima un disavanzo italiano pari al 2,6% del Pil. Il Fondo prevede inoltre per quest’anno un rapporto debito/Pil italiano al 130,6% dal 127% dello scorso anno, che salirà ancora nel 2014 al nuovo massimo storico del 130,8%. Poi il debito dovrebbe iniziare a calare.

TAGLIATA CRESCITA GLOBALE. Con l’aggiornamento del World economic outlook il Fmi ha ridefinito la stima sulla crescita globale, che sarà quest’anno del 3,3%, e non più del 3,5% come atteso a gennaio, mentre l’anno prossimo si dovrebbe registrare un +4%, confermato rispetto alle precedenti stime. Secondo il rapporto la crescita sarà sostenuta dai Paesi emergenti (+5,3%), mentre la crescita delle economie avanzate sarà solo dell’1,2%, grazie soprattutto a Stati Uniti (+1,9%) e Giappone (+1,6%). Debole invece la crescita dell’Eurozona, che quest’anno segnerà un -0,3%.

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