Corte dei Conti: Troppa austerità nel Def, serve più equilibrio

Roma, 2 ott. (LaPresse) – C’è “il pericolo di un corto circuito rigore-crescita, favorito dalla composizione delle manovre correttive delineate” nel Def, “per quasi il 70% affidate, nel 2013, ad aumenti di imposte e tasse, con la pressione fiscale prevista oltre il 45% nell’intero triennio 2012-2014”. E’ un pesante altolà al Governo quello lanciato dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel corso di un’audizione sulla nota di aggiornamento al Def davanti le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

“La somministrazione di dosi crescenti di austerità e rigore al singolo Paese – ha detto Giampaolino – e soprattutto se incentrata sull’aumento del prelievo fiscale, si rivela, alla prova dei fatti, una terapia molto costosa e, in parte, inefficace. E che neppure offre certezze circa il definitivo allentamento delle tensioni finanziarie”. “Il rigore di bilancio, da solo – ha aggiunto – non basta se manca una crescita dell’economia su cui appoggiare la sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica”.

E poi l’esplicito invito a palazzo Chigi: “Vi è da auspicare – ha detto – che l’impostazione della politica economica, soprattutto della politica di bilancio, non più costretta dalla sola spinta dell’emergenza, riacquisti gradualmente un segno di maggiore equilibrio, recuperando le condizioni per la crescita economica, secondo le linee efficacemente tracciate dal governo stesso”.

Anche perché la flessione del Pil nel 2013, ha continuato, sarà dovuta “per quasi due terzi” alle “dimensioni e alla composizione della manovra complessiva di finanza pubblica attuata a partire dall’estate 2011”. “Solo una quota ridotta del deterioramento delle prospettive di crescita – ha spiegato – può essere fatta risalire al meno favorevole ciclo internazionale”.

Non solo, ma “la perdita subita” tra quest’anno è il prossimo sarà “di natura permanente” e non ci sarà un “rimbalzo congiunturale” nel biennio successivo, ha continuato. “E’ significativo notare – ha detto Giampaolino – che la revisione peggiorativa per il biennio 2012-2013 si accompagna a un’invarianza delle stime per il 2014-2015. Ciò significa che, alla luce delle informazioni disponibili, il governo non ritiene che all’approfondimento della recessione possa seguire un rimbalzo congiunturale: in altre parole, la perdita subita nel 2012-2013 sarebbe di natura permanente”.