Roma, 17 lug. (LaPresse) – L’11,1% delle famiglie italiane è “relativamente povera” (per un totale di 8.173mila persone) e il 5,2% lo è “in termini assoluti” (3.415 mila). E’ quanto emerge da una rilevazione su dati 2011 dell’Istat, che sottolinea che la soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 1.011,03 euro. “La sostanziale stabilità della povertà relativa rispetto all’anno precedente – scrive l’istituto statistico – deriva dal peggioramento del fenomeno per le famiglie in cui non vi sono redditi da lavoro o vi sono operai, compensato dalla diminuzione della povertà tra le famiglie di dirigenti e impiegati”.
L’Istat aggiunge che “segnali di peggioramento si osservano, tuttavia, tra le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, famiglie cioè senza alcun reddito proveniente da attività lavorative presenti o pregresse, per le quali l’incidenza della povertà, pari al 40,2% nel 2010, sale al 50,7% nel 2011”.
I tre quarti di queste famiglie risiedono nel Mezzogiorno, dove la relativa incidenza passa dal 44,7% al 60,7%. Un aumento della povertà si osserva anche per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro (dall’8,3% al 9,6%), che, in oltre il 90% per cento dei casi, sono anziani soli e coppie di anziani; un leggero miglioramento, tra le famiglie in cui vi sono esclusivamente redditi da pensione, si osserva solo se la pensione percepita riesce ancora a sostenere il peso economico dei componenti che non lavorano, tanto da non indurli a cercare lavoro (dal 17,1% al 13,5%).

