Torino, 21 gen. (LaPresse) – Dieci anni fa, il 24 gennaio 2003 moriva a 81 anni Gianni Agnelli, l’Avvocato e simbolo della Fiat e della famiglia che, da oltre un secolo, ha legato il suo nome alla grande azienda torinese. LaPresse presenta adesso 59 immagini inedite del “signor Fiat” tratte dai suoi archivi: un modo per celebrare un grande italiano, ma anche per permettere a tutti di poter ripercorrere la lunga storia di un uomo, ma anche del nostro Paese. Le prime immagini, è ovvio, sono in bianco e nero. Gianni Agnelli indossa un cappotto dai revers larghi come si usavano negli Anni 50, le rughe non ci sono ancora e, sullo sfondo, si intravedono le vetrate del vecchio “Comunale”, lo stadio dei trionfi più belli della “sua” Juventus. La Fiat è ancora saldamente nelle mani di Vittorio Valletta e il “giovane principe” sta compiendo i suoi primi passi di nuovo capostipite della Famiglia gestendo quella che allora, prima che un’azienda, era soprattutto e soltanto una grandissima passione. Così voleva il “comandamento del nonno”, il fondatore della Fiat e della dinastia dal quale aveva ereditato prima il nome e poi il ruolo: bisogna che comandi uno solo alla volta. Le ultime, invece, sono a colori. Eccolo, il patriarca stanco e malato, in quella “bolla” del Lingotto che proprio adesso sta per tornare – dieci anni dopo – di proprietà della Fiat. Tutti sono seduti e, in mezzo al gruppo, c’è il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che beve un caffè mentre chiacchiera con il senatore a vita Giovanni Agnelli e con il presidente del Senato Marcello Pera. E‘ l’ultima immagine dell’Avvocato, prima di quel 24 gennaio 2003, e oggi ci restituisce il ricordo di un uomo sofferente ma ancora elegante, ancora attento e straordinariamente interessato mentre, con la mano al mento com’era sua abitudine, ascolta Ciampi che gli sta parlando. Cinquantanove immagini dei fotografi de LaPresse dagli Anni 40 al 2003, un percorso di immagini per ricostruire il “secolo breve” dell’Avvocato e della Fiat, della sua storia personale e di quella di un uomo che ha legato indissolubilmente la sua vita a quella di una città, Torino, di un Paese, l’Italia, e di un prodotto del lavoro umano, l’auto. Agnelli con Del Piero, Lippi, Ancelotti, con il fratello Umberto sull’erba di Villar Perosa per quella grande festa bianconera che si celebra ad ogni Ferragosto, oppure nei giardini della villa di famiglia, sempre in Val Chisone: con la moglie Marella, i figli Edoardo e Margherita e i nipoti Yaki, Lapo e Ginevra bambini. Le tragedie e le liti sono ancora lontane da quella scena di affetti di una grande dinastia borghese. Ed ecco ancora, a Sainkt Moritz, Gianni e Marella con i loro cani husky, anch’essi simbolo di un’eleganza ormai perduta. Il resto sono la visita mattutina del presidente Ciampi alla camera ardente del Lingotto, ritratto di spalle e solo, quasi a simboleggiare la commozione di un intero Paese; i funerali pubblici in Duomo a Torino (quel Cesare Romiti in piedi per l’intera celebrazione, per rendere “omaggio all’Avvocato che, in chiesa, non si sedeva mai”; Silvio Berlusconi che prima chiacchiera girandosi verso Susanna e Umberto Agnelli e poi prega con le mani giunte sul viso coprendosi gli occhi; e Pier Ferdinando Casini che, anche lui per pregare, si è inginocchiato) e quelli privati a Villar Perosa, nel cimitero di montagna dove la grande cappella di famiglia conserva la memoria dei dolori e delle tante tragedie degli Agnelli. Dieci anni dopo, 59 foto per non dimenticare.