Roma , 6 giu. (LaPresse) – Oltre un miliardo di danni all’intero sistema agroalimentare (soprattutto nelle filiere del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano); più di 4 mila imprese e strutture aziendali (in particolare stalle) danneggiate o distrutte e il cui futuro appare molto incerto; migliaia di lavoratori del settore a rischio; chilometri di impianti di irrigazione devastati, con l’incubo della siccità per circa 150 mila ettari di terreni coltivati a frutta, ortaggi, viti, e seminativi; decine di macchinari agricoli fuori uso; centinaia di animali (bovini, suini, ovini) morti sotto le macerie. E’ questo il primo tragico bilancio del terremoto in Emilia e in altre zone del Nord Italia stilato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori.

“A quindici giorni dalla prima forte scossa, la situazione appare sempre più tragica per l’agroalimentare. La prima emergenza – afferma la Cia- è rappresentata dalle filiere del Parmigiano Reggiano e del Grano Padano. C’è, infatti, il problema di salvare un milione di forme colpite dal terremoto. Danni per milioni di euro si registrano anche per l’Aceto balsamico. Ma le difficoltà da risolvere sono tante e complesse. Vi è la necessità -rimarca la Cia- di riavviare al più presto le attività in agricoltura, soprattutto alla vigilia delle grandi raccolte della frutta, e quelle negli stabilimenti di trasformazione. Non solo. L’aspetto più grave è rappresentato dalla fase di ricostruzione. Oltre 1500 imprese agricole hanno subito danni irreparabili e devono essere ricostruite completamente. Per alcune c’è anche il pericolo della definitiva chiusura.C’è, inoltre, il rischio che per il sistema agroalimentare delle zone colpite ci possa essere un fermo dell’attività per alcuni mesi”. “Il che – avverte la Cia- farebbe crescere ulteriormente la stima dei danni finora accertati, avendo conseguenze dirette sul lavoro delle imprese agricole, visto che nei territori interessati dal terremoto si produce il 10 per cento. E non mancherà di far sentire i suoi effetti sulla produzione agricola lorda vendibile e sul valore aggiunto agricolo in termini di Pil”.

“Per non parlare dei terreni agricoli resi impraticabili -sottolinea la Cia- dalla liquefazione fangosa provocata delle violente scosse del sisma. Terreni che rischiano di non essere più coltivabili per diverso tempo. A ciò si devono aggiungere i tentativi speculativi nei confronti delle imprese agricole, soprattutto quelle che operano nel settore lattiero-caseario. Sotto tiro c’è in particolare il prezzo del latte. Diversi produttori di latte destinato alla produzione di Parmigiano reggiano venduto a caseifici privati stanno, infatti, ricevendo lettere da parte dei loro primi acquirenti che, oltre a disdire i contratti stipulati tra le parti, richiedono anche la corresponsione delle spese sostenute per i maggiori oneri nel trasporto del latte, a causa dei problemi creati dal terremoto. In alcuni casi rimandano addirittura il pagamento del latte consegnato loro dagli allevatori di bovini”. La Cia, quindi, sollecita interventi mirati per garantire l’attività del sistema agroalimentare e la pronta ricostruzione delle aziende e delle strutture agricole devastate dal terremoto. Dopo i primi interventi per fronteggiare l’emergenza occorre un’azione realmente incisiva fatta di misure concrete che permetta all’imprenditoria di riprendere a produrre e a competere sui mercati.

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