Roma, 21 lug. (LaPresse) – Una famiglia su cinque in Italia non arriva a fine mese, spendendo più di quanto guadagna. E’ questa la fotografia relativa ai consumi che emerge dal rapporto di Confcommercio e Censis sul clima di fiducia e le aspettative degli italiani nel primo semestre 2011. I consumi crescono (dal 48,3% del secondo semestre 2010 all’attuale 54,3%), ma l’incremento è dovuto all’aumento delle spese, benzina e parcheggi tra tutte. “Il sentimento degli italiani sui consumi – ha spiegato il direttore del Censis Giuseppe Roma – è attendista e incerto: si spende molto, ma alla fine non si consuma tanto, cioè non si acquisiscono beni”. Se il 53% degli intervistati dichiara di essere andato in pari, senza aver risparmiato nulla o comunque cifre poco significative, il 18,8% deve ricorrere a prestiti o altre misure perchè non ce la fa a sostenere i costi.
A pesare sulla capacità di spesa sono soprattutto gli importi delle bollette e delle utenze domestiche (44,6%) seguiti da esborsi imprevisti o straordinari come l’acquisto di una casa (36,4%), mancanza di beni e servizi che sollecitano l’acquisto (15,1%), pagamento delle tasse (14,2%), diminuzione della disponibilità di reddito (8,6%), pagamento di multe o sanzioni (4,5%), risparmio per investimenti futuri (3%) e aumento del reddito (1,8%). Una situazione che Confcommercio ritiene possa peggiorare con un ulteriore rallentamento nei prossimi mesi: l’indice che considera il saldo ponderato tra aumenti e diminuzioni delle spese sarà pari nel secondo semestre 2011 al 23,4%, contro il 25,1% registrato nella prima parte dell’anno. Gli italiani non guardano, quindi, con fiducia al futuro: il 65,8% prevede di mantenere stabili le spese fino a fine anno, con gli incerti che aumentano dal 13,7% di gennaio al 21,8% di giugno, mentre solo il 25,9% ha messo in preventivo un possibile esborso maggiore.
“Il rapporto – ha detto il presidente di Confcommercio, Claudio Sangalli – ci dice delle condizioni di salute dei consumi del nostro Paese ovvero il protrarsi di uno stato di sofferenza e di difficoltà delle famiglie, l’erosione del risparmio privato per mantenere le capacità di consumo e per far fronte all’aumento delle spese obbligate”. Per la confederazione che raggruppa oltre 700mila imprese “occorre un’iniezione di fiducia, di certezza, di coesione sociale che la politica con spirito bipartisan deve dare al Paese per varare quei provvedimenti indispensabili e urgenti per far ripartire subito la nostra economia”. Non basta a Confcommercio la manovra varata dal Governo che avrà “un ulteriore effetto depressivo sui consumi e sulla crescita” a causa del taglio delle agevolazioni fiscali e dell’aumento della pressione fiscale. Una considerazione che si accompagna alle nuove stime al ribasso relative alla crescita del Pil: rispetto a quattro mesi fa le previsioni vedono una crescita pari allo 0,8% nel 2011, all’1% il prossimo anno e all’1,1% nel 2013. Le precedenti stime presentavano una maggiorazione dello 0,2 per cento (1% nel 2011, 1,2% nel 2012, 1,3% nel 2013, ndr).
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