Dante Alighieri le definì "l'ultimo sigillo" nell'XI capitolo del Paradiso
Dante Alighieri le definì “l’ultimo sigillo” nell’XI capitolo del Paradiso. Sono le stimmate di San Francesco d’Assisi. Mercoledì 17 settembre saranno 800 anni da quel 1224, da quel momento in cui sull’eremo de La Verna Francesco chiese a Dio di provare un po’ dell’amore e del dolore che Gesù Cristo sentì nei momenti della sua Pasqua di Morte e Risurrezione. Fu esaudito e, intorno alla Festa dell’esaltazione della Croce (14 Settembre, ndr), il suo corpo fu segnato delle stesse piaghe del Crocifisso più, nelle sue mani e nei suoi piedi si formarono come delle escrescenze a forma di chiodi.
Una prima volta nella storia della Chiesa che sancì la figura di Francesco come ‘l’alter Christus‘. Un evento attuale che è stato raccontato dall’arte e, in particolare, dall’affresco di Giotto nella Basilica del Sacro Convento di Assisi. “Quello che Giotto dipinge nella Basilica Superiore di Assisi non è un’opera arbitraria, ma lavora su commissione dei frati – dice a LaPresse fra Felice Autieri, storico del francescanesimo, esperto di iconografia francescana -. Giotto ha tradotto ciò che volevano i frati. In quella scena, che poi sarà un riferimento per gli altri artisti successivamente, Francesco è in atto di arrendersi a Gesù con le mani alzate. Le stimmate sono rappresentate come dei raggi laser e Gesù è rappresentato nelle sembianze da Serafino. Giotto racconta la docilità di Francesco rispetto al progetto che Dio ha su di lui”.
Nella scena Giotto rappresenta Francesco sul Monte de La Verna, si vede una piccola chiesa e c’è, all’angolo, anche la figura di frate Leone presente a quell’avvenimento. Frate Leone, però, è rappresentato quasi fosse in un altro mondo, immerso nella lettura di un libro. Quasi una contraddizione rispetto a quello che sarà un fatto epocale: “In realtà – spiega fra Autieri – ciò che sta avvenendo riguarda il rapporto intimo e personale di Francesco” e questo essere quasi in disparte di fra Leone rafforza il senso della scena. Leone amico di Francesco sempre presente nella buona come nella cattiva sorte, ma con discrezione”.
Giotto fonte d’ispirazione: “L’impressione delle stimmate sarà poi interpretata da altri artisti nel tempo a seconda dei gusti e delle mode dei vari secoli in due filoni: con colori più cupi e colori più chiari”. Per quanto riguarda l’attualità dell’episodio delle stimmate ci sono due filoni: “Uno è quello celebrativo – dice ancora fra Autieri -. L’altro consente di scoprire il percorso umano di Francesco che riceve questo dono prezioso in un momento non facile. Dalle stimmate in poi Francesco andrà incontro alla morte riconciliandosi e mettendosi alle spalle le incomprensioni con l’ordine, con gli uomini e con la storia. Le stimmate, insomma, simbolo delle difficoltà dell’uomo che nel caso del Patrono d’Italia sono sofferenza che segnano una liberazione”.
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