La Procura di Brescia che indaga sull’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, in merito alle sue indagini sul delitto di Garlasco del 2007, starebbe violando le disposizioni di legge previste dall’articolo 58 del codice di procedura penale sulla “disponibilità della polizia giudiziaria”. Lo sostiene il difensore del magistrato in pensione, Domenico Aiello, in una nuova memoria depositata in Procura generale a Milano a sostegno dell’istanza di remissione per trasferire a Brescia tutti i procedimenti connessi che riguardano Venditti. A cominciare dall’indagine su Andrea Sempio per il delitto di Garlasco e incluso l’incidente probatorio per la maxi consulenza genetica e dattiloscopica che è ancora in corso davanti alla gip di Pavia Daniela Garlaschelli. Per Aiello la legge sarebbe chiara quando impone a ogni Procura di disporre della “rispettiva sezione” di polizia giudiziaria e la Procura, diretta da Francesco Prete, la starebbe violando appoggiandosi, nel fascicolo per la presunta corruzione da parte dei Sempio, non solo al Gico della guardia di finanza di Brescia ma anche al Gruppo gdf di Pavia (titolare in Lomellina delle inchieste ‘Clean’ 1 e 2 sul cosiddetto ‘sistema Pavia’) e al Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, delegato dalla Procura di Pavia a svolgere gli approfondimenti sull’omicidio di Chiara Poggi e in realtà investito del ‘caso’ in via autonoma l’1 settembre 2017 grazie a una querela contro ignoti (poi archiviata) sporta dall’avvocata di Alberto Stasi, Giada Bocellari, per dei presunti pedinamenti subiti dai lei e dal collega Fabio Giarda il 27 e il 30 agosto dello stesso anno.
L’avvocato Aiello: “Falso ideologico campo imputazione Sempio”
Il nuovo affondo del difensore di Venditti va di pari passo con quanto rilasciato in una nota domenica quando ha definito un “falso ideologico evidente”, e quindi un’ipotesi di reato, il capo d’imputazione a carico di Sempio per aver ucciso Chiara Poggi “in concorso con altri soggetti o con Alberto Stasi”. Un capo d’imputazione che il legale sottolinea confliggere con una sentenza passata in “giudicato della Repubblica italiana”, quella della Cassazione bis, che ha stabilito che la 26enne “è stata uccisa da una persona conosciuta” che è arrivata “da sola in bicicletta” in via Pascoli a Garlasco. Per Aiello il falso ideologico starebbe nel fatto che “si possa o si debba indagare altri autori in concorso con l’assassino, prima ancora di ottenere la revisione della sentenza (revisione peraltro più volte tentata e non ottenuta)”. “Ogni magistrato o pubblico ufficiale ha un preciso obbligo verso il giudicato”, ha concluso

