‘Mia Moglie’ e altro gruppo sessista: scatta la class action e richiesta danni a Facebook’

‘Mia Moglie’ e altro gruppo sessista: scatta la action e richiesta danni a Facebook’
FILE – This May 18, 2021, photo shows a woman typing on a laptop on a train in New Jersey. Major websites were down for Thursday in what appeared to be a brief but widespread outage. Major websites were down for Thursday, July 22, in what appeared to be a brief but widespread outage. (AP Photo/Jenny Kane)

Lo annuncia a LaPresse l’avvocata Anna Maria Bernardini De Pace

Una class action aperta a tutte le donne le cui foto sono state pubblicate sui siti sessisti e una richiesta danni a Facebook per il gruppo ‘Mia moglie’ (ora chiuso da Meta). Parlando con LaPresse, l’avvocata Anna Maria Bernardini de Pace invita “le donne che sono state vittime di mariti idioti a farsi avanti e denunciare“.

“Insieme con l’avvocato penalista David Leggi – dice – stiamo studiando la class action contro le piattaforme che hanno consentito la pubblicazione di questi contenuti, non conosciamo i nomi delle vittime”. Bernardini de Pace lancia un appello alle vittime: “Non abbiate paura, denunciate. Siete vittime di reati, si parla di violenza, molestia, è stata violata la dignità dell’identità femminile”. Allo stesso tempo, l’avvocata spiega che saranno chiesti a Facebook i danni per i contenuti del gruppo ora chiuso perché “non hanno vigilato sui contenuti”. “Hanno consentito che vi fossero contenuti di quella natura, senza intervenire né bloccare”, sottolinea.

“Abbiamo anche già contattato la Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza, Marina Terragni – fa sapere – perché anche i figli delle donne le cui foto sono state pubblicate online sono stati coinvolti. Non possiamo sapere se e quanti minori abbiamo fatto ricerche online e abbiano trovato le foto delle loro mamme, subendone le conseguenze”.

Da Polizia Postale informativa a Procura Roma su foto rubate

Intanto un’informativa da parte della Polizia Postale, sulle fotografie sottratte senza autorizzazione e comparse su alcuni siti web a carattere sessista, è stata già inviata in Procura a Roma. Tra le vittime figurano donne comuni, ma anche attrici e figure politiche. Secondo le prime ricostruzioni, della Postale, la gestione di alcune di queste piattaforme sarebbe riconducibile a soggetti residenti in Emilia-Romagna e Abruzzo, mentre i server utilizzati risulterebbero collocati negli Stati Uniti. L’elevato numero di denunce raccolte in diverse città italiane interesserà anche altre Procure. La Polizia Postale ha già avviato accertamenti per identificare i responsabili della pubblicazione dei contenuti e per risalire agli autori dei commenti offensivi e discriminatori pubblicati sui forum riconducibili a Phica.eu. 

FI: “Si approvi nostro ddl su responsabilità piattaforme”

La vicenda è esplosa dopo che alcune donne della politica hanno denunciato di essere tra le donne inconsapevoli che sono finite, con le loro foto, all’interno di questi gruppi e forum online. E ora il Parlamento si muove. Forza Italia chiede che venga approvato un disegno di legge presentato già nel maggio scorso in Senato.

“Ascoltiamo in queste ore tanti buoni propositi sul perseguire penalmente i responsabili dei diversi forum in cui sono diffusi foto e commenti sessisti e diffamatori ai danni di donne e anche di colleghe impegnate nell’attività politica. Come Forza Italia, già a maggio, ben prima di questo scandalo, abbiano presentato un ddl per affrontare il problema della mancanza di una normativa efficace che individui le responsabilità oggettive delle piattaforme, spesso con sede all’estero, che mettono a disposizione una serie di servizi per gli utenti ma poi si sottraggono quando scoppia il caso su quanto scritto sulle piattaforme stesse”, hanno dichiarato in una nota i senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri e Pierantonio Zanettin.

“Il fenomeno era stato segnalato anche da Vittorio Pisani, il capo della Polizia di Stato, al Festival dell’Economia di Trento e noi avevamo immediatamente raccolto quelle preoccupazioni depositando un disegno di legge a nostra prima firma allo scopo di responsabilizzare gli operatori del web, introducendo due nuovi delitti contro l’amministrazione della giustizia ed una responsabilità amministrativa ai danni di quelle società che rimangano inottemperanti, come purtroppo oggi spesso accade, alle richieste di informazioni o di collaborazione da parte delle autorità inquirenti. L’iter legislativo ha avuto inizio in Commissione Giustizia al Senato nella seduta del 5 agosto scorso. Alla ripresa dei lavori insisteremo per una sua rapida calendarizzazione in Aula. Si invocano fatti, giustamente? E allora si cominci dalla immediata approvazione della proposta che Forza Italia ha presentato prima di questo grave scandalo e di tutte le proposte puramente teoriche avanzate da varie parti”, concludono.

Schlein: “Repressione non basta, serve prevenzione”

“Abbiamo sempre detto che abbiamo agito spesso insieme con il governo sulla repressione della violenza di genere in ogni sua forma, ma non basta. Serve la prevenzione”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein a margine della Festa democratica di Vigevano, rispondendo ai cronisti in merito alle vicende recenti di sessimo. “Prevenzione vuol dire agire sull’educazione sin dalle scuole. Rendere obbligatoria l’educazione al rispetto, all’affettività e alle differenze in tutti i cicli scolastici”, aggiunge.

Lorenzin (Pd): “Identità digitale per stop anonimato su web”

“Sull’identità digitale ci sono già più proposte depositiate in entrambi i rami del Parlamento, da qui possiamo ripartire tutti insieme con la volontà chiara e trasparente di mettere fine all’anonimato sul web e alle sue conseguenze, dal bullismo al revenge porn, passando per la diffamazione e le troppe e insopportabili forme di violenza digitale. È necessario urgente uno strumento di tutela, soprattutto per i più giovani. Ora serve un impegno comune, trasversale, affinché la rete diventi uno spazio di responsabilità, civiltà e libertà”, scrive invece in una nota Beatrice Lorenzin, vice presidente dei senatori Pd, tornando sui casi del gruppo ‘Mia Moglie’ e del portale ‘Phica.eu’.

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