Ramy Elgaml, indagati due carabinieri per depistaggio

Ramy Elgaml, indagati due carabinieri per depistaggio

Si tratta di due militari diversi da quello già indagato a luglio per l’omicidio stradale in concorso con Fares Bouzidi

La Procura di Milano ha notificato l’avviso di conclusione indagini preliminari per depistaggio nei confronti di due carabinieri coinvolti nel caso di Ramy Elgaml, il 19enne morto in scooter dopo un inseguimento a militari lo scorso 24 novembre a Milano.

Si tratta di due militari diversi da quello già indagato a luglio per l’omicidio stradale in concorso con Fares Bouzidi, il 22enne che guidava la moto. Il provvedimento è stato notificato ai difensori dei militari dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini.

Pm: Minacciato testimone oculare, ‘ti becchi una denuncia’

“Cancella immediatamente il video… fammi vedere che lo hai cancellato… adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia”. È con questa “minaccia” a un “testimone oculare” che, secondo la Procura di Milano, due carabinieri del Radiomobile avrebbero distrutto “documenti utili” ad accertare la verità sull’”omicidio stradale” di Ramy Elgaml, avvenuto il 24 novembre 2024. È quanto emerge dall’avviso di conclusione indagini preliminari a carico di due militari, di 27 e 38 anni, indagati dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini sia per depistaggio aggravato che per favoreggiamento personale. Uno di loro era a bordo, ma non alla guida, dell’Alfa Giulietta che ha inseguito lo scooter con a bordo il 19enne, deceduto nell’incidente. Il secondo si trovava su una delle tre gazzelle che hanno preso parte all’inseguimento. Rispetto ai due colleghi, indagati solo per frode processuale per essere giunti sul posto più tardi e aver costretto un ragazzo che passava in zona a cancellare “9 files” con dei “video” dell’incidente, la loro posizione è aggravata dal fatto di aver visto con i proprio occhi l’accaduto perché presenti e rispondono quindi anche di favoreggiamento personale del collega, indagato per omicidio stradale già a inizio luglio. “Ti carico in macchina e aspetti che finiamo, dammi il documento che ti becchi una denuncia”, avrebbero detto a un secondo testimone oculare che, sul proprio Samsung, aveva registrato un video dell’incidente. Il 37enne avrebbe fotografato con il cellulare il “documento d’identità” del testimone e, dopo “alcune ore”, l’avrebbe cancellata dalla “memoria” per “ostacolare le indagini” e impedire la “tempestiva identificazione” del “principale testimone oculare presente ai fatti”. Entrambi, assistiti rispettivamente dagli avvocati Ivana Anomali, Armando Simbari e Nicolò Laitempergher, hanno 20 giorni per depositare memorie difensive o chiedere di essere interrogati e convincere la Procura a chiederne l’archiviazione. In caso contrario i pm inoltreranno al gip una richiesta di rinvio a giudizio. 

I carabinieri hanno “manipolato il corpo del reato”

I carabinieri indagati per frode processuale sono accusati di aver manipolato il “corpo del reato” al fine di “impedire, ostacolare o sviare l’indagine” sull’incidente stradale in cui aveva perso la vita il 19enne. È quanto si legge in un avviso di chiusura indagini dei pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini a carico di 2 militari del III Reggimento Carabinieri Lombardia della squadra di intervento operativo. In particolare avrebbero obbligato un testimone a “cancellare dal proprio telefono cellulare” un video contenente le “fasi” dell’incidente, si legge.

I destinatari del provvedimento, che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, non facevano parte del gruppo di 3 pattuglie del Radiomobile di Milano che ha inseguito Ramy Elgaml per 8 chilometri e quasi 20 minuti per le vie di Milano. Ora hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere interrogati. Da quanto si apprende altri due carabinieri sono indagati per favoreggiamento. In totale 5 carabinieri, incluso quello che guidava la pattuglia che si è schiantata contro la moto dopo la caduta all’angolo fra via Ripamonti e via Quaranta, sono indagati. 

I precedenti indagati e la condanna dell’amico di Ramy

Contestato al carabiniere che guidava l’inseguimento e all’amico di Ramy, Fares, l’omicidio stradale.

Durante l’inseguimento nei confronti dello scooter T-Max, guidato da Fares Bouzidi con a bordo l’amico Ramy Elgaml, il carabiniere che era alla guida della vettura di servizio aveva una “distanza dal motoveicolo inseguito estremamente ridotta, sempre inferiore a 1,5 metri (a fronte di una velocità del veicoli pari a circa 55 Km/h nel tratto finale) e, dunque, una distanza inidonea a prevenire collisioni con il mezzo in fuga“. È quanto sostengono i pm di Milano, Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, nel disporre la chiusura delle indagini a carico del militare e del giovane per la morte del 19enne, avvenuta la sera tra il 23 e il 24 novembre durante un inseguimento da parte dei carabinieri a Milano.

Morte che, secondo la procura, avrebbe visto il ‘concorso’ anche dell’amico della vittima, alla guida dello scooter con una condotta tale “da costituire pericolo ed intralcio per la circolazione e la sicurezza stradale” per essere andato contromano su via Ripamonti e aver imboccato sempre contromano via Quaranta, oltre a viaggiare a una velocità “superiore ai 50 km/h” e non aver rispettato l’alt dei militari.

In particolare, a Bouzidi viene contestato di aver cagionando la morte di Ramy “per colpa generica consistita in imprudenza e negligenza e colpa specifica consistita nell’inosservanza delle norme sulla disciplina della circolazione stradale”, mentre al militare “per colpa consistita nella violazione delle regole di comune prudenza e diligenza comunque imposte dall’art. 177 comma 2 C.d.s. in occasione di servizi urgenti di istituto”.

Chi era Ramy Elgaml

Ramy era un 19enne di origini egiziana che vive nel capoluogo lombardo e che ha perso la vita il 24 novembre in un incidente stradale in via Ripamonti, avvenuto al culmine di un inseguimento da parte dei carabinieri.

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