Non è ammissibile l’intervento di terze persone per somministrare il farmaco che pone fine alla vita di un malato al quale siano stati riconosciuti tutti i requisiti per il suicidio medicalmente assistito ma che si trovi nell’impossibilità di autosomministrarsi il farmaco stesso.
Con la sentenza 132 depositata oggi, la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale sollevate dal Tribunale di Firenze in riferimento agli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione.
Il caso era stato sollevato da una donna che vive in Toscana, alla quale la Azienda sanitaria di riferimento aveva riconosciuto tutti i requisiti richiesti. La donna, tuttavia, a causa della progressione della malattia, non è in grado di autosomministrarsi il farmaco e aveva presentato un ricorso urgente affinché le fosse garantito il diritto all’autodeterminazione.
L’Avvocatura di Stato aveva chiesto che invece le questioni fossero dichiarate inammissibili o non fondate.
La Consulta ha ritenuto di dichiarare inammissibili le questioni sollevate perché “il giudice” di Firenze “non ha motivato in maniera né adeguata né conclusiva” la possibilità di “reperire un dispositivo di autosomministrazione farmacologica azionabile dal paziente che abbia perso l’uso degli arti”. La sentenza precisa che laddove dispostivi che facciano al caso della donna in questione potessero essere “reperiti in tempi ragionevolmente correlati allo stato di sofferenza della paziente, questa ‘avrebbe diritto ad avvalersene’”.
Associazione Coscioni: “Consulta non ha deciso su eutanasia”
“La Corte costituzionale non ha preso una decisione sull’eutanasia per mano di un medico. Con la sentenza pubblicata oggi ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale per difetto di motivazione circa la reperibilità dei dispositivi di autosomministrazione. Ha quindi deciso di non affrontare nel merito la questione di costituzionalità sollevata con il caso di ‘Libera’, 55enne toscana, affetta da sclerosi multipla progressiva, completamente paralizzata e impossibilitata ad autosomministrarsi il farmaco”. Lo afferma l’Associazione Coscioni in una nota. “Secondo la Corte costituzionale era necessario che il tribunale di Firenze, prima di sollevare la questione di legittimità, oltre a chiamare in causa l’Azienda Sanitaria competente, coinvolgesse organismi specializzati operanti a livello centrale, come l’Istituto Superiore di Sanità, per verificare la reperibilità di strumenti che ‘Libera’ fosse in grado di attivare”, sottolinea l’associazione, “Libera, assistita dal collegio legale coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, di fatto non può scegliere del suo fine vita: non può autosomministrarsi il farmaco letale a causa delle sue condizioni fisiche, ma neanche ottenere la somministrazione del farmaco letale da parte del medico”.
Nei giorni scorsi la morte di Laura Santi
Laura Santi, 50enne perugina, è morta a casa sua, a Perugia, il 21 luglio, a seguito della auto-somministrazione di un farmaco letale. Accanto a lei, suo marito Stefano, che le è sempre stato vicino anche negli ultimi anni di battaglia sul fine vita. Dopo anni di progressione della malattia e dopo l’ultimo anno di peggioramento feroce delle sue condizioni, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili. Lo comunica in una nota l’Associazione Coscioni.

