La liberazione del killer della strage di Capaci Giovanni Brusca lascia l’amaro in bocca a Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano, ucciso dalla mafia l’8 gennaio 1993, ed ex presidente della Commissione speciale europea Antimafia. “Suscita dispiacere e fa star male soprattutto chi come me ha vissuto sulla propria pelle la crudeltà della mafia, ma dobbiamo accettare il fatto che l’impianto normativo che lo ha consentito, con l’unico vincolo di non potere tornare in Sicilia, facendo ancora parte del servizio centrale di protezione, nasce da una legge che ha voluto Giovanni Falcone”, dichiara a LaPresse. “Fa rabbia pensare che è stato lo stesso Falcone a volere uno strumento del genere – dice Alfano – che è stato poi utilizzato da colui che ha premuto il telecomando che lo ha poi ucciso”.
Per Sonia Alfano, oggi responsabile del Dipartimento legalità di Azione, “dobbiamo capire se questo aspetto normativo va bene sempre e comunque, o va portato un correttivo”, spiega. “Io punterei l’attenzione su un aspetto che dovrebbe essere volto a correggere dopo oltre 30 anni un aspetto del genere – osserva -. E’ chiaro che chi collabora, io mi auguro che lo faccia perché è realmente pentito, ma tante volte così non è. E allora dovremmo rinnovare l’aspetto normativo per far sì che si tenda sempre più a collaborare per far sì che si tenda a collaborare e ottenere benefici esclusivamente perché si è seriamente convinti del pentimento e non una scorciatoia verso la libertà. Su questo dovremmo concentrarci in maniera profonda e in maniera univoca”.
“Non è la prima volta che un collaboratore di giustizia sconta totalmente la sua pena, e torna quindi in libertà. Anche in quei casi ci sono tanti familiari di vittime di mafia, persone di cui lui si è macchiato, che hanno dovuto subire anche questa beffa – dice Sonia Alfano a LaPresse -. Però in quel caso non c’è stata la levata di scudi, ed è rimasta veramente la sensazione di essere sconfitti. Non vorrei che questa levata di scudi ci sia solo perché stiamo parlando di Brusca che ha ucciso Falcone, Morvillo e i tre uomini della scorta. Certe situazioni fanno male sempre. Quando colpiscono familiari di giudici, familiari di un poliziotto, di un carabiniere o i familiari di una persona qualsiasi”. “Ventuno anni più quattro di vincoli, rispetto ad anche una sola vita spezzata, a mio parere sono veramente pochi. Ma da ex legislatore mi attengo a quello che è la legge che può piacere o meno, ma come le sentenze che spesso non sono come vorremmo, siamo ovviamente vincolati a rispettarle”, aggiunge Sonia Alfano.
“La politica vada oltre le fiaccolate e cambi le cose”
“Forse al di là delle manifestazioni e delle fiaccolate, dovremmo fare qualcosa proprio all’interno delle Commissioni e delle aule del Parlamento. Perché è lì che si cambiano le cose. All’interno delle aule del Parlamento, ed è la politica che si deve far carico di questo. Per questo è sempre più forte l’esigenza che ad occuparsi di lotta alla mafia siano persone serie e consapevoli che ciò che fanno si riflette sulle vite di chi ha già pagato un prezzo altissimo”, ha concluso a LaPresse Sonia Alfano.

