Si allarga l’indagine sulla morte del sommozzatore olandese Rob Cornelis Huijben, morto il 9 maggio scorso mentre lavorava a 49 metri di profondità al taglio del boma del veliero Bayesian affondato lo scorso 19 agosto. Oltre al legale rappresentante della ditta Smith & Salvage, W.P.D.K.L., per cui lavorava la vittima, la procura di Termini Imerese ha iscritto nel registro degli indagati altri due componenti dello staff che sta coordinando le operazioni di recupero del veliero a Porticello, a pochi chilometri da Palermo. Si tratta del responsabile della sicurezza, W.M.W., e del direttore del cantiere, J.M.
Per tutti le accuse provvisorie sono omicidio colposo e violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Il sostituto procuratore Raffaele Cammarano e la procuratrice facente funzioni Concetta Federico hanno accertato nuovi possibili profili di responsabilità. Da quanto si apprende la società olandese, che nel frattempo ha rinunciato all’incarico in favore di un’azienda di Olbia, non avrebbe i requisiti minimi per eseguire questo tipo di lavorazioni subacquee, i suoi operai non avrebbero la formazione necessaria e la società non è iscritta al Repertorio della Regione Siciliana. Tutte inosservanze delle prescrizioni stabilite dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Il 9 maggio il 39enne sommozzatore olandese morì per l’esplosione di una sacca di idrogeno che si era prodotta durante il taglio della cerniera che lega il boma del veliero all’albero di 72 metri. L’idrogeno sarebbe stato innescato dalla speciale fiamma ossidrica utilizzata per il taglio.

