Martina Carbonaro, la 14 enne uccisa dall’ex fidanzato, Alessio Tucci la sera del 26 maggio ad Afragola, nel Napoletano, non è morta subito ma dopo una agonia la cui durata è ancora da stabilire. È il dato che è emerso dalla autopsia che si è svolta oggi sul corpo della ragazza. Dall’esame autoptico è emerso che la morte non è stata immediata e sono stati riscontrati segni di sofferenza. Per stabilire quando è avvenuta la morte saranno necessari ulteriori esami istologici.
Dalle prime indicazioni Martina Carbonaro è stata colpita diverse volte al volto e alla testa. L’esame, condotto dalla dottoressa Raffaella Salvarezza incaricata dalla procura di Napoli Nord, ha anche evidenziato segni sul collo che potrebbero essere di asfissia o abrasioni dovute ad altro, alla caduta o al fatto che la 14enne, dopo essere stata colpita, è stata nascosta in un armadio dove poi è stata ritrovata. Dall’autopsia, che sarà depositata entro 90 giorni, sarebbe inoltre emerso che i primi colpi, sferrati nella zona occipitale, sono stati particolarmente violenti. All’esame hanno preso parte anche i consulenti di parte: per la famiglia della 14enne, rappresentata dall’avvocato Sergio Pisani, i dottori Omero Pinto e Pietro Tarsitano, e il dottor Antonio Palmieri per la difesa del 18enne, rappresentata dall’avvocato Mario Mangazzo.
Come è morta Martina Carbonaro
Uccisa con violenza, solo perché aveva deciso di porre fine alla loro relazione. È morta così Martina Carbonaro, vittima giovanissima di un femminicidio brutale. A confessare l’omicidio è stato Alessio Tucci, 18 anni, ex fidanzato della ragazza. Le indagini, coordinate dai Carabinieri della compagnia di Casoria e dal nucleo investigativo di Castello di Cisterna, si sono subito concentrate su di lui, dopo la denuncia di scomparsa presentata lunedì sera dalla madre della vittima.
Il corpo senza vita di Martina è stato ritrovato in un edificio abbandonato adiacente allo stadio comunale Moccia. Il cadavere presentava almeno quattro profonde ferite alla testa, compatibili con colpi inferti da un oggetto contundente, probabilmente una grossa pietra. Quel casolare, situato vicino allo stadio, era un luogo che i due giovani frequentavano spesso durante la loro relazione. Quel giorno si erano incontrati in una yogurteria nel centro di Afragola, prima di dirigersi insieme verso l’edificio diroccato. Nei giorni successivi alla scomparsa, Alessio Tucci aveva perfino preso parte alle ricerche della ragazza, fingendo preoccupazione. Poi la confessione e il movente: “Aveva deciso di lasciarmi”, avrebbe detto agli investigatori.
Il dolore della madre di Martina Carbonaro
«Voglio solo giustizia», ha dichiarato la madre di Martina, che ai giornalisti ha raccontato un episodio accaduto alcune settimane prima, quando la figlia le aveva confidato di aver ricevuto uno schiaffo dal fidanzato. «Le ho detto: “Vedi bene cosa fare. Se non lo vuoi più, lascialo perdere. Non avere paura di lasciarlo”». L’ultima volta che ha parlato con Martina è stata lunedì sera: «Mi ha risposto al telefono con voce affannata, come se stesse correndo. Poi più nulla. Forse lui le ha strappato il cellulare di mano».
Una comunità ferita
Nei giorni scorsi, la comunità di Afragola si è stretta attorno al ricordo di Martina Carbonaro con una fiaccolata e un corteo silenzioso che ha attraversato la città, da piazza Municipio fino allo stadio Moccia, luogo in cui era stato rinvenuto il corpo della giovane, ennesima vittima di femminicidio. In segno di protesta e consapevolezza, un flash mob è stato inscenato davanti all’istituto superiore “A. Torrente” di via Duca d’Aosta a Casoria (Napoli), la scuola frequentata da Martina. L’iniziativa è stata promossa dall’Unione degli Studenti di Afragola. Durante il presidio, gli organizzatori del flash mob hanno espresso un grido di allarme contro la cultura del possesso che continua a legittimare la violenza: “Siamo stanchi del perseverare di dinamiche culturali che portano un ragazzo a sentirsi legittimato a strappare la vita ad un’altra persona solo per aver perso il controllo su di essa”. Jacopo Re, dell’Uds Campania, ha aggiunto: “Martina è stata uccisa solo perché aveva deciso di lasciarlo. Siamo tutti indignati per questo nuovo femminicidio e per la morte di un’altra sorella, uccisa perché voleva essere indipendente. La sua storia ci mostra che dobbiamo affrontare il problema alla radice e riconoscere che ignorarlo non fa altro che alimentare la violenza”. Anche Lara Chianese, studentessa dell’Uds Afragola, ha preso la parola per ribadire: “Siamo stanchi di vivere nella paura, di sentire che la colpa è nostra e di essere dimenticate. Non bastano solo parole e lacrime; dobbiamo agire. È fondamentale insegnare il rispetto e la cultura del consenso fin dalle scuole, con il supporto delle famiglie e delle istituzioni. Non possiamo rimanere in silenzio”. La comunità scolastica e cittadina, unita nel dolore, ha voluto così lanciare un segnale forte: la memoria di Martina non sarà lasciata cadere nel silenzio, ma si trasformerà in impegno concreto contro ogni forma di violenza di genere.