La condanna per l'omicidio dell'ex capo degli Irriducibili della Lazio Fabrizio Piscitelli

Ergastolo per Raul Esteban Calderon. Arrivata la sentenza nell’aula bunker del carcere di Rebibbia a Roma, sentenza dei giudici della terza Corte d’Assise per l’omicidio dell’ex capo degli Irriducibili della Lazio, Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik.

Per l’unico imputato alla sbarra, il cittadino argentino Raoul Esteban Calderon, i sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia capitolina, Mario Palazzi, Rita Ceraso e Francesco Cascini avevano chiesto la condanna all’ergastolo e il riconoscimento del metodo mafioso utilizzato per la pianificazione e l’esecuzione del delitto. Alla richiesta del carcere a vita, sollecitato dalla procura per Calderon, si sono associati anche gli avvocati di parte civile, Tiziana Siano e Luca Ranalli.

I giudici non hanno invece riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso utilizzato per pianificare e mettere a segno il delitto, avvenuto il 7 agosto del 2019 su una panchina del parco degli Acquedotti, nel quartiere Tuscolano a Roma. I giudici hanno sposato l’intero impianto accusatorio dei sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia capitolina, Mario Palazzi, Rita Ceraso e Francesco Cascini. 

Chi è Raul Esteban Calderon, il killer di Diabolik

Secondo quanto è emerso nelle precedenti udienze, Raoul Esteban Calderon, il presunto killer, per le autorità argentine non esiste e la rogatoria dell’Antimafia di Roma in Argentina avrebbe invece scoperto che la sua vera identità risponderebbe al nome di Aleandro Musumeci, nato a Buenos Aires il 30 aprile 1970. L’omicidio di Diabolik, avvenne il 7 agosto del 2019 su una panchina nel parco degli Acquedotti al Tuscolano, dove venne ucciso con un colpo di pistola in testa sparato da distanza ravvicinata. Le immagini dell’esecuzione e la fuga del killer, a bordo di un ciclomotore, vennero immortalate da una telecamera di videosorveglianza installata sul balcone del palazzo di fronte al parco.

La sorella di Diabolik: “Delusa dal mancato riconoscimento del metodo mafioso”

“Francamente sono un po’ delusa dal mancato riconoscimento del metodo mafioso. In questa città si fa sempre molta fatica a riconoscere il metodo mafioso. Basta leggere le carte per rendersi conto che in questo caso c’è stato eccome. Dobbiamo allontanarci un po’ dall’immaginario della mafia con la coppola e la lupara”. Così Angela Piscitelli, la sorella di Fabrizio Piscitelli, detto ‘Diabolik’, dopo la lettura della sentenza con cui è stato condannato all’ergastolo il killer senza il riconoscimento dell’aggravante del metodo mafioso. “Da questo processo esco con uno spirito combattivo, perché come è stato detto più volte, io non appartengo a questo mondo. E quindi, ovviamente voglio giustizia per mio fratello. Perché mio fratello non doveva stare in un’urna ma forse doveva stare in carcere. Combatterò come ho fatto finora insieme alla mia famiglia”, ha aggiunto.

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