Il fondatore e capomissione di 'Mediterranea' è tra le oltre 90 persone spiate attraverso il software di hacking militare

Luca Casarini, fondatore e capomissione di ‘Mediterranea Saving Humans’, è tra le oltre 90 persone, tra cui giornalisti e membri della società civile di decine di Paesi, spiate attraverso il software di hacking di livello militare Paragon Solutions“Il legal team di Mediterranea sta lavorando alla presentazione di una denuncia formale e circostanziata all’inizio della prossima settimana. Dobbiamo decidere se a Roma o a Palermo”, dice Casarini a LaPresse. “Il software utilizzato per effettuare l’infiltrazione spyware – ha riferito Mediterranea – è chiamato ‘Paragon’ ed è messo a punto dalla società israeliana ‘Paragon Solution’, che ha dichiarato di averlo fornito ‘al governo degli Usa e ad altre agenzie governative di intelligence di paesi alleati'”.”Io mi chiedo, l’uso di un software così sofisticato su di me, non è forse l’inizio di una provocazione, di costruzione di prove? Questo è un pensiero che io ho”, afferma oggi Casarini. “Attraverso questo software loro possono mettere nel mio telefono quello che vogliono, foto, messaggi, mail, di tutti. E quindi è questo che deve anche preoccupare”, aggiunge. Venerdì 31 gennaio, con una comunicazione ufficiale, Meta, la società proprietaria del servizio di messaggistica Whatsapp, ha informato Luca Casarini, uno dei nostri capomissione e tra i fondatori di Mediterranea, che il suo telefono era stato violato da una operazione di ‘spyware’ ad alto livello, attraverso l’uso di un software definito ‘tra i più sofisticati al mondo‘”. Lo si legge in una nota di Mediterranea. “Meta consigliava di cambiare subito il cellulare e di rivolgersi ai propri consulenti – si legge ancora nella nota -, un team di ricerca basato all’Università di Toronto, ‘The Citizen Lab’. Quasi contestualmente testate e agenzie giornalistiche internazionali, davano la notizia della violazione dei sistemi di sicurezza di Whatsapp, che coinvolgeva 90 ‘target’ in tutto il mondo, in particolare attivisti della società civile e giornalisti. Il software utilizzato per effettuare l’infiltrazione spyware è chiamato ‘Paragon’ ed è messo a punto dalla società israeliana ‘Paragon Solution’, che ha dichiarato di averlo fornito ‘al governo degli USA e ad altre agenzie governative di intelligence di paesi alleati'”.

Casarini: “Solidarietà è diventata un reato”

In relazione alla vicenda Paragon “c’è da chiedersi se aiutare le persone sia diventato un reato tale da giustificare l’uso di un software militare di sorveglianza“, prosegue Casarini. “Per quanto riguarda me io sono certo che questa cosa ha a che fare con la solidarietà verso i migranti, i rifugiati, il soccorso civile in mare e la denuncia dei rapporti indicibili tra il governo italiano e i tagliagole libici come Almasri”, sostiene Casarini. “Non è un reato scarcerare Almasri e riportarlo a casa con un volo di Stato, e invece è reato salvare la gente in mare? Se la solidarietà diventa un reato, qualcuno lo deve spiegare e dire che il mondo va così per loro. Per noi no. Quindi se pensano di farci paura, hanno proprio sbagliato indirizzo”, aggiunge.

Casarini: “Su Paragon Meloni parli al Paese, democrazia in pericolo”

Sul caso Paragon “la prima cosa che chiediamo è che la presidente Meloni vada in Parlamento a rispondere alle domande dell’opposizione e parli al Paese, non al Copasir. Al Copasir si parlano tra loro, benissimo, facciano ciò che vogliono ma devono anche dirlo al Paese cosa sta succedendo. Perché io non ho niente da nascondere, ma il tema è il pericolo per la democrazia. Noi sappiamo che questo software possono usarlo solo i governi, non lo trovi sul mercato. Come mai quindi Paragon rompe solo con il governo italiano? Vuol dire che la fonte di questa azione di spionaggio è italiana? Sono i servizi segreti italiani che stanno facendo questo? La risposta oggi me la dà Paragon che, secondo Guardian e Haaretz, rompe il contratto con l’Italia. O il governo smentisce questi articoli, oppure ha già risposto a molte delle domande che noi abbiamo fatto pubblicamente”, conclude Casarini.

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