I sindacalisti: "Risposte concrete o astensione dal lavoro"

“Ora basta. Uniti contro le aggressioni al personale sanitario“. È questo lo slogan della manifestazione organizzata da Anaao Assomed e dalla federazione Cimo davanti al Policlinico di Foggia dopo gli episodi di violenza ai danni del personale medico e sanitario, avvenuti nei giorni scorsi. “Non possono essere giustificati mai episodi di violenza come quelli che si sono verificati”, hanno detto i rappresentanti sindacali. “Ora è necessario coagulare non solo i medici, ma anche la popolazione: bisogna rifondare un patto che è sempre esistito, dai tempi di Ippocrate, tra gli operatori sanitari e chi riceve le loro cure”. “Si tratta di atti barbari nei confronti di professionisti che dedicano la loro vita ai pazienti”, hanno detto i rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria, Pierino Di Silverio per Anaao Assomed e Guido Quici per Cimo-Fedmed. I sindacalisti chiedono risposte concrete contro le aggressioni. “In caso contrario proclameremo lo stato di agitazione con astensione dal lavoro: non è possibile continuare a lavorare in ambienti non sicuri”. 

 

Medici, dirigenti e infermieri il 20/11 manifestazione nazionale a Roma

“La manifestazione di Foggia, che ha visto la partecipazione di centinaia di colleghe e colleghi, è una forte e sincera testimonianza di solidarietà, di una intera categoria professionale, verso i colleghi aggrediti vigliaccamente la scorsa settimana al Policlinico della città, ma anche verso tutti coloro che ogni giorno, negli ospedali di tutta Italia, sono il bersaglio di una rabbia insensata. La nostra azione non si ferma a Foggia ma prosegue nell’immediato. Il 20 novembre scenderemo di nuovo in piazza a Roma per denunciare le condizioni in cui lavorano migliaia di professionisti sanitari, invitando tutte le forze sociali alla condivisione di idee e proposte”. Con queste parole Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Nazionale Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up – hanno commentato la manifestazione odierna sottolineando come dalla stessa sia emerso un segnale forte e chiaro: basta con le aggressioni, basta con le condizioni di lavoro ad alto rischio psico-fisico, basta con una sanità che abbandona al proprio destino pazienti e sanitari “I medici, i dirigenti sanitari, gli infermieri le professioni sanitarie ex legge 43/2006, vogliono risposte, vogliono tornare ad essere il fulcro delle cure, vogliono continuare a curare, ma in sicurezza”, sottolineano. “Non possiamo restare immobili – proseguono – di fronte allo sgretolamento del sistema di cure pubbliche e alla fuga di migliaia di colleghi. La Sanità rappresenta uno dei pilastri dello stato sociale, e come tale richiede investimenti, riforme, collaborazione”. Le richieste di Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up al Governo “sono precise e inderogabili: Depenalizzare l’atto medico; Rendere gli ospedali luoghi sicuri; Defiscalizzare l’indennità dì specificità medica, raddoppiare quella infermieristica e sua estensione alle Ostetriche; Aumentare le retribuzioni prevedendo finanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti, anche per i sanitari dell’ospedalità privata, riconoscendo e distinguendo le risorse destinate alle specificità sanitarie; Riformare le cure ospedaliere e quelle territoriali; Investire nel Ssn non solo con finanziamenti, ma anche con leggi che ne consentano il rilancio; Rendere appetibili le professioni sanitarie, con un piano di assunzioni che limiti il disagio; Adottare seri provvedimenti tesi ad arrestare l’escalation delle aggressioni nelle strutture sanitarie; Contrattualizzare gli specializzandi; Riconoscere il carattere usurante delle professioni assistenziali”. “Se le risposte si faranno attendere, proclameremo lo stato di agitazione cui seguirà l’astensione dal lavoro nei modi e nei tempi che riterremo più opportuno”.

Anp-Cia: “Basta violenze contro medici e infermieri”

Basta violenze contro medici e infermieri. Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani esprime solidarietà e vicinanza nei confronti del personale sanitario, dopo i ripetuti, e inaccettabili, episodi di aggressione verbale e fisica in pronto soccorso a danno di chi, ogni giorno, negli ospedali di tutta Italia, lavora con professionalità e abnegazione per garantire il diritto fondamentale alla salute. Per Anp-Cia, da tempo in prima linea a difesa del Sistema sanitario nazionale, serve un cambio di passo, netto e veloce. In primo luogo, occorre ripristinare adeguati livelli di sicurezza e rispetto negli ambienti ospedalieri del Paese, dove gli “eroi” della lotta globale contro la pandemia, sono già di nuovo abbandonati a loro stessi, tra grandi difficoltà gestionali, carenza di attrezzature, turni massacranti e retribuzioni svilenti, costretti a lavorare in un clima di sfiducia per i deficit del Ssn, di cui medici e infermieri non hanno colpe. Anp-Cia chiede, dunque, un intervento del Governo che vada oltre l’inasprimento delle pene per i responsabili dei terribili atti incivili e irrispettosi. Serve, piuttosto, riorganizzare le strutture, a partire dal pronto soccorso, perché quanto sta accadendo è anche il risultato della marginalità cui è relegata, da anni, la sanità nazionale. Carenza di risorse e assenza di strategia stanno mettendo in discussione il carattere pubblico dei servizi di cura e assistenza e l’universalità dei diritti, aspetti cardine in democrazia. Occorre, quindi, adeguare il finanziamento del Ssn al fabbisogno reale del Paese e, comunque, allinearlo a quello dei Paesi più avanzati d’Europa, affrontando seriamente l’annoso problema della mancanza di personale e l’emergenza liste d’attesa. C’è da realizzare la sanità territoriale, le cure domiciliari e tutte quelle politiche della prevenzione che sono cruciali, ovunque, anche nelle zone rurali. Non è più rinviabile, infine, la piena attuazione della riforma della non autosufficienza. Questo chiede, per l’ennesima volta, Anp-Cia a difesa della sanità pubblica e per un sistema dei diritti nell’accesso ai servizi che non conosca discriminazioni né sociali né territoriali. 

 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata