Il 35enne di origine palermitana, detenuto nel carcere di Bollate, ha risposto alle domande del gip di Milano, Stefania Donadeo
“Capita che le relazioni di servizio non coincidano con i video“. Lo ha detto al gip di Milano, Stefania Donadeo, l’agente della polizia penitenziaria del carcere Beccaria G.B., soprannominato dai detenuti “agente MMA” perché “picchiava forte ed una volta con uno schiaffo ha fatto svenire un ragazzo”. In carcere a Bollate, il 35enne di origine palermitana ha risposto sull”accusa di una “violenza reiterata, brutale, gratuita” – e successivo tentativo di insabbiamento – nei confronti di un 16enne, basata sulle immagini della videosorveglianza dell’Istituto penale minorile. Le telecamere visionate dal gip e dai pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena lo riprenderebbero assieme ad un collega colpire “reiteratamente il ragazzo” e lanciarlo “letteralmente contro il muro” per poi continuare a “colpirlo anche quando lo stesso è in maniera evidente inerme e incosciente”.
Il poliziotto ha ammesso di aver “partecipato” alla “colluttazione” nata da un “insulto” del detenuto al suo collega e di aver tenuto un “comportamento violento” nell’aver “spinto il detenuto contro il muro e di averlo buttato a terra”. Ha tuttavia aggiunto di non essersi “mai trovato coinvolto in situazioni simili”. “Non ho tantissima esperienza – ha detto l’agente in servizio da 7 anni – posso dire che la carenza di personale che affligge il Beccaria ci costringe ad accelerare i tempi per sviluppare le nostre professionalità”.
“Dopo soli 9 mesi – prosegue – sono stato investito di incarichi di responsabilità” come la “movimentazione, gestione colleghi, contatto con le Autorità”, mentre “noi siamo formati per la vigilanza”. “Ho fatto incontri con lo sportello di ascolto al Beccaria, ho capito che avevo bisogno di essere aiutato e l’ho chiesto all’ex comandante”, Francesco Ferone. Il 35enne avrebbe anche chiesto di “essere esonerato dalla mansione di preposto” e “rimosso da questa responsabilità per il sovraccarico di lavoro” ma “non è andata così”. Rispetto ad un altro episodio che lo vedrebbe coinvolto nell’inchiesta per torture e maltrattamenti, l’uomo ha invece riconosciuto il ruolo ‘positivo’ di un terzo collega che gli avrebbe detto “guarda che stai esagerando”. “Lo ringrazio per avermi fatto rientrare in me”.
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