Alla manifestazione di Bologna anche il cardinale Zuppi: "Sicurezza lavoro è dovere non un lusso"
Sindacati in piazza oggi contro gli incidenti sul lavoro, a due giorni dall’esplosione alla centrale idroelettrica di Suviana. Cgil e Uil manifestano al grido di “Zero morti sul lavoro”, a Bologna al corteo partecipano anche il sindaco Matteo Lepore e il governatore emiliano Stefano Bonaccini.
Zuppi: “Sicurezza lavoro è dovere non un lusso”
A Bologna c’è anche il presidente della Cei Matteo Zuppi. “Non possiamo abituarci che la vita diventi morte. Non possiamo abituarci che il lavoro che dà vita diventi morte. Il lavoro è vita. Se diventa morte, sfruttamento e ingiustizia questo deve generare corale e convinta repulsione. Oggi chiediamo responsabilità e sicurezza. La sicurezza chiede investimenti e controlli efficaci, non è un investimento facoltativo. I lavoratori sono preziosi e la sicurezza non è un costo, non è un lusso ma è un dovere, un diritto inalienabile per ogni persona”, ha detto il cardinale arcivescovo Zuppi, nel suo intervento in piazza Maggiore a Bologna. “La sicurezza richiede investimenti quando la sicurezza è vista come un costo inutile, vuol dire che siamo irresponsabili”, ha aggiunto.
Bombardieri (Uil): “Impunità per chi viola norme sicurezza”
I sindacati puntano il dito sulla mancanza di norme efficienti e accusano il governo di una sostanziale immobilità. Alcuni esperti d’altro canto sottolineano il ruolo centrale degli stessi lavoratori nella costruzione di una cultura della sicurezza, mentre l’Ispettorato nazionale del lavoro punta i fari sugli ispettori, ancora troppo pochi. Intanto, l’esecutivo prepara il pacchetto emendamenti al decreto sicurezza, confermando l’introduzione della patente a punti dal 1 ottobre per tutte le imprese, aspettandosi, a quanto apprende LaPresse, di ricevere, in prima battuta, circa 2 milioni di richieste di patente. “C’è una sostanziale impunità nei confronti di chi viola le norme sulla sicurezza, ed è questo che porta ad un aumento” degli incidenti e delle vittime, ha detto il leader di via Lucullo, Pierpaolo Bombardieri, denunciando interventi da parte dello Stato “parziali e incompleti”.
L’economista Giuliano Cazzola, però, è di un altro parere. “I controlli sono importanti, la prevenzione, la formazione, le sanzioni sono fondamentali. Ma la vita di un’azienda non la si può fotografare in un determinato momento e se la foto viene bene si può stare tranquilli. I primi ispettori devono essere i rappresentati dei lavoratori che vengono indicati (con la copertura della tutela sindacale) in ogni posto di lavoro. Le norme ci sono”. Quello che manca, secondo Cazzola, è altro: gli interventi vanno ognuno “per conto suo” e anche l’unificazione nell’Inl “incontra ritardi e difficoltà, perché ogni istituto si prende in carica solo la sua parte di competenza”. Un’eccessiva frammentazione, dunque, che rende farraginoso il meccanismo di controllo? No. O almeno, non secondo lo stesso Ispettorato.
“La vera criticità sul fronte della vigilanza – ha evidenziato Aniello Pisanti direttore centrale vigilanza e sicurezza dell’Inl – è che siamo ancora troppo pochi. Su tutto il territorio nazionale abbiamo 870 ispettori tecnici, di cui 670 assunti nel 2023 con gli ultimi concorsi e quindi non ancora pienamente efficienti. Questi sono numeri davvero esigui”. Che si riflettono poi nei controlli: “Nel 2023 sono state ispezionate circa 21mila aziende, ben poche rispetto a quelle che meriterebbero di essere controllate. L’anno prossimo contiamo di arrivare ad un minimo di 30mila controlli, ma dobbiamo immettere nuove forze”, ha evidenziato il direttore. A breve arriveranno altri 750 ispettori, raddoppiando così l’organico e di conseguenza i monitoraggi. “Ma non sarà una cosa a breve termine: gli assunti andranno formati e, soprattutto, trattenuti”, ha avvertito Pisanti.
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