In un'inchiesta della Dda in cui sono state emesse misure cautelari nei confronti di 38 indagati
L’ex direttrice del carcere di Catanzaro, Angela Paravati, è tra gli arrestati nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro sul traffico di stupefacenti all’interno del carcere. Destinatari, come Paravati, della misura cautelare della custodia in carcere, anche l’ex comandante del reparto di polizia penitenziaria del carcere e due assistenti capo della polizia penitenziaria, mentre altri 5 agenti sono stati interdetti dalla funzione. L’operazione è scattata giovedì mattina con l’esecuzione, da parte dei Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Catanzaro e del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, dell’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip del Tribunale catanzarese nei confronti di 38 indagati, per i reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, concorso esterno in tali associazioni, nonché istigazione alla corruzione, corruzione anche con l’aggravante mafiosa, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, procurata evasione, falso e truffa ai danni dello Stato. Per 16 indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere, 10 sono destinatari della misura degli arresti domiciliari, 5 sono destinatari della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 7 della misura della sospensione dall’esercizio delle funzioni per un anno.
Due gruppi gestivano traffico droga e cellulari
Le indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro hanno consentito di individuare due presunti gruppi criminali, attivi all’interno del carcere “Ugo Caridi” di Catanzaro-Siano, dediti rispettivamente allo spaccio di cocaina, hashish e marijuana all’interno del carcere, e all’introduzione, utilizzo e vendita di cellulari e sim card nell’istituto penitenziario. I due sodalizi farebbero capo agli stessi soggetti ritenuti promotori e organizzatori, con il coinvolgimento, sul piano indiziario, di detenuti, loro parenti, un agente della Polizia penitenziaria e un avvocato. Dalle indagini è emersa la condotta di un agente della Polizia penitenziaria che avrebbe ricevuto compensi da familiari di detenuti, riconosciuti vicini a famiglie e clan della criminalità organizzata siciliana e campana, per introdurre pacchi contenenti beni vietati, in cambio di soldi. Altri agenti di polizia penitenziaria avrebbero invece omesso di controllare i pacchi in ingresso nel carcere e l’appropriazione di derrate alimentari. I Carabinieri hanno inoltre eseguito il sequestro preventivo, disposto dal gip di Catanzaro, di carte prepagate che sarebbero state utilizzate da alcuni indagati per ricevere il denaro provento dalla vendita, o dalla cessione in uso, dei cellulari all’interno del carcere, nonché di una rivendita di tabacchi e di un negozio di telefonia gestiti da un imprenditore cosentino, che sarebbe organico all’associazione per delinquere finalizzata all’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, che avrebbe attivato e fittiziamente intestato le schede telefoniche da consegnare ai detenuti.
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