Presentato al Senato il progetto 'Educare alle relazioni'. Il ministro: "Lavoro parte da stupri Palermo e Caivano, studenti conosceranno conseguenze penali"

“Questo progetto si intitola ‘Educare alle relazioni’ e affonda le sue radici nel progetto ‘Educare al rispetto’ che risale al 2015. Di quel progetto è una evoluzione molto significativa. E’ la prima volta che in Italia si fa un esperimento di questo tipo, è la prima che si intende affrontare di petto il tema del maschilismo, della violenza psicologica e anche fisica nei confronti del genere femminile”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, presetentando in conferenza stampa a Palazzo Madama il progetto per le scuole ‘Educare alle relazioni’.

“Non interveniamo sul contingente. Questo progetto prende avvio non dai recenti fatti di cronaca” ma “ha preso le mosse dagli eventi successi la scorsa estate, lo stupro di Palermo e gli stupri di Caivano, oltre che “dalla mia ferma volontà che occorre dire basta in modo drastico a quei residui di cultura maschilista e machista che ancora inquina il nostro Paese. È inaccettabile che la donna debba subire quotidianamente vessazioni, umiliazioni e violenze”, ha aggiunto il ministro. 

Valditara: “Studenti conosceranno conseguenze penali”

“Il progetto parte in via sperimentale dalle scuole superiori, si articola con dei gruppi di discussione e il coinvolgimento degli studenti, invitati a prendere consapevolezza dei propri atteggiamenti e rappresentazioni e della possibilità di modificarli”, ha aggiunto Valditara, spiegando che “gli studenti saranno anche edotti delle conseguenze penali che comportamenti impropri possono generale. Se non c’è il consenso, rischi l’avvio di un procedimento penale”.

Valditara: “In libro Amadori nessuna giustificazione”

“Ho letto il libro del professor Amadori, non c’è assolutamente una sola frase contro le donne in generale, non c’è nessuna frase in cui si giustifichi o si legittimi atteggiamenti di prevaricazione nei confronti delle donne. Si parla, secondo la sua tesi, di un rapporto molto conflittuale tra uomo e donna in cui si stigmatizza molto duramente il maschilismo, persino il patriarcato” e “si evidenzia come in alcuni casi ci siano atteggiamenti prevaricatori da parte del genere femminile. Non c’è nessun atteggiamento discriminatorio nelle sue pagine. Lui ha la sua tesi, io potrei averne altre”, ha detto Valditara.

“Questo progetto vede una partecipazione molto plurale, redatto dalle strutture del ministero, su cui io metto la mia faccia. Questo è il mio progetto e su questo voglio essere giudicato, non su polemiche che giudico strumentali e del tutto demagogico”, ha aggiunto Valditara. Amadori “è consulente per la comunicazione, la scuola all’estero, ma non è coordinatore generale di questo progetto. Non l’ha scritto lui. C’è qualcosa di brutto in questo progetto? Di indecoroso, di poco dignitoso, di offensivo nei confronti della donna?”, ha poi replicato il ministro ai giornalisti. “I contenuti saranno definiti dall’Ordine degli psicologi. Amadori è un professore dell’Università Cattolica che, quando una persona non è molto equilibrata, la mette subito ai margini”, ha concluso.

Violenza donne, Roccella: “Dobbiamo insegnare cultura del rispetto”

“Stiamo votando il ddl sulla violenza contro le donne e abbiamo trovato ampia convergenza su questo, e abbiamo deciso di accompagnare la legge con una iniziativa culturale, con un metodo di condivisione a partire dal governo e coinvolgendo tutti i soggetti che possono essere coinvolti. Fin da subito siamo stati consapevoli che una legge è fondamentale ma non risolve tutto, c’è bisogno di un cambiamento culturale che non è un’impresa da poco, per questo c’è bisogno di collaborazione. Il protocollo che stiamo firmando ha obiettivi molto precisi: serve prima di tutto per diffondere tra i giovani il valore del rispetto reciproco, a partire dalla differenza tra i sessi e dal rispetto delle differenze”. Lo ha detto la ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, al Senato presentando il protocollo tra il suo ministero, il ministero della Cultura e il ministero dell’Istruzione e del Merito per la prevenzione della violenza sulle donne.

“Vogliamo accrescere – ha aggiunto Roccella – gli strumenti a disposizione delle donne per riconoscere i segnali della violenza e combatterli. Tutte noi donne sappiamo che il patriarcato esiste, e che ci sono nuove forme che dobbiamo saper riconoscere. E dobbiamo coinvolgere gli uomini, perché le ragazze cominciano ad avere su questo una grande sensibilità. Ma oggi i protagonisti del cambiamento devono essere gli uomini, che devono essere protagonisti a partire dalla propria volontà di modificare la cultura patriarcale rispettando la nuova libertà delle donne. Quindi è prima di tutto un’educazione al rispetto”.

Violenza donne, Roccella: “Agenzia educativa primaria è la famiglia”

 “L’agenzia educativa primaria è la famiglia, quindi bisogna che ci sia un’azione sinergica” con la scuola “da questo punto di vista”. Lo ha detto la ministra della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella, a margine della presentazione al Senato di un protocollo con i ministeri dell’Istruzione e della Cultura per la prevenzione della violenza sulle donne. “Abbiamo pensato di fare una grande campagna coinvolgendo direttamente nella partecipazione gli studenti, perché penso che questa sia la chiave. Quindi ad esempio pensando di fargli fare video, cortometraggi, su questo, perché sono i racconti, le storie, le vicende che permettono l’identificazione dei ragazzi nelle storie di violenza e quindi anche il rifiuto, la crescita proprio attraverso il rispetto degli altri”

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