Il presidente dell'associazione Hikikomori Italia: "Trappola da cui è difficile uscire"

“Come associazione, parliamo di oltre 100mila casi sulla base delle richieste di aiuto che ci arrivano e, 8 volte su 10, sono i genitori a farlo”. Lo dice a LaPresse Marco Crepaldi, fondatore dell’Associazione Hikikomori Italia che sottolinea: “Le stime ufficiali parlano di circa 50mila casi che sono concentrati nella fase adolescenziale”.

“È un problema legato all‘isolamento volontario“, prosegue, sottolineando che la scelta di isolarsi dal mondo diventa una “trappola da cui è difficile uscire”. Ed è un “problema di ansia sociale: di essere giudicati, di non essere apprezzati”. Si soffre fino al punto di “sentirsi protetti nella solitudine”. C’è un prima e un dopo il Covid. Durante il lockdown si è assistito “quasi a un azzeramento perché la situazione di isolamento era comune a tutti”. Ma quel lockdown ha finito con “cronicizzare chi viveva già in isolamento sociale”. La stima dell’associazione è che dopo il Covid in Italia vi sia stato un “+20% di casi”, ma la letteratura scientifica, in materia, è ancora agli albori.

Ad oggi gli studi sono due soltanto, uno del Cnr di Pisa, l’altro dell’Iss che indagano il fenomeno in ambito adolescenziale “mentrre il fenomeno è molto diffuso tra i ragazzi di 20 anni”. “Gli hikikmori si nascondono, si chiudono in camera e si ‘buttano’ online che però non è la causa, è la conseguenza – sottolinea – Cercano online quello che perdono nella vita sociale, anche contatti o persone con cui interagire ma ‘coperti’: non essendo ‘visti’ il fallimento che sentono è più basso”.

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