Martino Benzi si è tolto la vita dopo aver compiuto la strage familiare, sul blog parlava spesso dell'età avanzata in cui aveva avuto il figlio Matteo

Una strage familiare ancora senza un movente preciso, quella avvenuta ad Alessandria. Martino Benzi, ingegnere 66enne, ha ucciso prima a coltellate la moglie e il figlio 17enne in casa e poi, poco dopo, la suocera Carla Schiffo, ricoverata in una Rsa, la Divina Provvidenza. Infine, ha rivolto l’arma verso se stesso, togliendosi la vita, nel cortile della casa di riposo. Ha lasciato diversi scritti: aveva un biglietto addosso, con scritto che a casa c’erano altri due cadaveri, quelli di Matteo e della moglie Monica Berta. Uno è stato trovato in casa, in cui, anche qui, spiegava la strage. Dentro ci sarebbe poco o nulla sulle motivazioni ma gli investigatori sono al lavoro per ricostruire quanto accaduto.

Potrebbe trattarsi di un insieme di fattori: da quello economico, alle fatiche per la lunga malattia della moglie, dalla quale però la donna si era ripresa. Passando per l’età avanzata in cui Benzi e la moglie hanno avuto il loro figlio: un elemento che torna più volte, questo, nei pensieri e negli scritti dell’uomo. Ingegnere, nato nel 1956, di sé diceva di essersi “deciso a fare un figlio a cinquant’anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno”. Lo scriveva sul suo blog, dove si definiva “orgoglione”, però, di Matteo, e dove raccontava i suoi pensieri e le sue attività lavorative: si occupava di progettazione e realizzazione di siti web e di consulenze informatiche. “Questo blog – scriveva – a volte, presenterà dei contenuti stranamente incongrui per il pacato gentiluomo che dovrei e vorrei essere”. E ancora: “In compenso, ogni tanto vi affliggerò con post di vita personale, del tipo padre ‘orgoglione’ che comunica all’universo mondo che il pargolo è il primo esemplare di Homo sapiens sapiens ad andare in prima elementare”. Aveva iniziato a scrivere quando Matteo aveva solo 18 mesi.

Secondo quanto apprende LaPresse, Benzi si recava spesso a trovare la suocera nella Rsa in zona Orti con la famiglia: quindi non avrebbe destato sospetti arrivando anche questa volta a salutare la donna. Le Piccole Suore della Divina Provvidenza hanno espresso il loro “profondo dolore” per quando accaduto, parlando di un gesto “estremo, violento e inspiegabile” che lascia tutti “sgomenti”, offrendosi di collaborare con le forze dell’ordine.

La comunità di Alessandria è sconvolta: è forte il cordoglio per la moglie e il figlio, che studiava all’Istituto Volta. “Il padre era molto attento ai bisogni del figlio, da risultare a volte iper-presente” ha detto a LaPresse la preside dell’Istituto Alessandro Volta, Maria Elena Dealessi. Dealessi dice che “durante il Covid Martino era molto apprensivo in quanto la moglie era stata male e spesso evitava di mandare il figlio a scuola”. La preside ricorda Matteo come “un ragazzo in gamba, mite e pacato e molto solare. A scuola non si è mai assentato e aveva ottimi voti”. Secondo le ricostruzioni, Matteo non era a scuola nelle prime ore perché la sua classe entrava più tardi a scuola, per via di un’assemblea sindacale. Il sindaco, Giorgio Abonante, si dice “colpito” dall’accaduto “ma è presto per esprimere giudizi”, aggiunge.

Per i delitti sarebbero stati usati un coltello da cucina e un rasoio: non è chiaro se siano state usate le stesse armi per i tre omicidi e per il suicidio ma secondo i carabinieri, guidati dal comandante Davide Sessa, è una delle ipotesi più probabili. Le indagini sono state affidate al pm di turno, Gualtiero Battisti. 

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