Gli imputati, spiega la Corte d'Assise d'Appello, hanno agito in modo "maldestro e superficiale" dopo l'overdose di metadone della ragazza
Maddalena Urbani, la ragazza di 21 anni figlia di Carlo, medico eroe che isolò il virus della Sars, morta a seguito di un’overdose di metadone, si sarebbe potuta salvare se i due imputati Abdulaziz Rajab e Kaoula El Haouzi avessero chiamato tempestivamente i soccorsi. Lo scrivono i giudici della I Corte d’assise d’appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui a luglio scorso hanno ridotto la condanna da 14 a 4 anni e mezzo per Abdulaziz Rajab, il cittadino siriano che viveva nella casa dove morì Maddalena Urbani. “Deve ritenersi che gli imputati, nel non richiedere tempestivamente l’intervento del 118, pur rappresentandosi una situazione di pericolo per la vita di Maddalena Urbani, abbiano agito il Rajab in modo maldestro e la El Haouzi in modo superficiale, ed entrambi in modo colpevolmente inadeguato, ma senza aderire psicologicamente all’evento (morte), nella convinzione, o nella ‘ragionevole speranza’, dettata dallo stato di agitazione e confusione, dalla mancanza delle necessarie conoscenze mediche, dall’inesperienza e dall’affidamento riposto in altri”, scrivono i giudici. L’altra imputata, Kaoula El Haouzi, amica di Maddalena, è stata invece condannata a 3 anni rispetto ai 2 anni che gli erano stati inflitti nella sentenza di primo grado, perché il collegio di magistrati aveva riqualificato l’accusa in omissione di soccorso.
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