Il collasso del ghiacciaio di Punta Rocca, alle 13:43 del 3 luglio 2022. Una strage senza colpevoli: archiviata l'inchiesta per disastro colposo
Ore 13.43: un boato spacca il silenzio della Marmolada. È il 3 luglio 2022, quando collassa parte del ghiacciaio di Punta Rocca, a 2.800 metri d’altezza. Crollano 63.300 metri cubi di ghiaccio e roccia, equivalenti a un grattacielo di 30 piani che viene giù a 80 metri al secondo. La morte per 11 alpinisti. Filippo Bari, 27 anni di Malo, Tommaso Carollo, 48 anni di Thiene, Paolo Dani, 52 anni di Valdagno, Davide Miotti di 51 anni e la moglie 44enne Erika Campagnaro di Cittadella, Nicolò Zavatta di 22 anni di Barbarano Mossano, i fidanzati di Asolo Gianmarco Gallina e Manuela Piran, Liliana Bertoldi, 54 anni di Levico, Martin Onuda, 48 anni, e la moglie Dana Pavel di 46 anni, della Repubblica Ceca, sono “le vittime di una delle più brutte pagine della storia della montagna” come hanno detto all’indomani della tragedia il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, e il governatore del Veneto, Luca Zaia, sempre presenti a Canazei per assistere alle operazioni di ricerca delle vittime e dei 9 superstiti che ancora oggi convivono con cicatrici fisiche e psicologiche.
Giorni interminabili di soccorsi
Giorni interminabili con 223 unità specializzate di vigili del fuoco, Soccorso alpino, polizia, carabinieri, Guardia di finanza a fare su e giù dalla Marmolada ferita per dare un nome ai resti recuperati tra fango, roccia e ghiaccio, compattati come cemento. Immagini strazianti, con il dolore scavato negli occhi anche dell’allora premier Mario Draghi e dell’ex presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, arrivati subito ai piedi della Regina delle Dolomiti per testimoniare ai parenti delle vittime il cordoglio dello Stato. Tutto il Paese si è stretto attorno a mamme, papà, figli e sorelle che, da quella maledetta domenica di sole, hanno chiesto e atteso un ‘perché’ dal fronte giudiziario.
Archiviata l’inchiesta per disastro colposo
A quasi un anno dalla tragedia è arrivata la sentenza. Per la procura di Trento è stata una strage senza colpevoli. Tesi condivisa dal gip Enrico Borrelli che ha archiviato l’inchiesta per disastro colposo. Secondo le perizie idrauliche e glaciologiche, il distacco del seracco non era prevedibile dall’uomo ma ascrivibile ad eventi della natura e “il cambiamento climatico non può costituire di per sé ragione o criterio”. Le conclusioni dei periti non lasciano spazio di interpretazione. “La temperatura non avrebbe causato il crollo e neppure avrebbe di per sé dovuto allarmare, attesa l’assenza di segnali premonitori osservabili macroscopicamente – si legge nel fascicolo -. Il peggioramento delle condizioni del ghiaccio è un fattore rilevabile a posteriori e ciò contribuisce a confermare l’ipotesi di una imprevedibilità dell’evento”.
Dodici mesi di divieti d’accesso
L’archiviazione dell’inchiesta non basta per annullare 12 mesi di divieti di accesso alla Marmolada. Subito dopo il collasso, la Protezione civile del Trentino, attraverso interferometri e radar doppler, ha monitorato sia l’area del crollo, sia le due lingue glaciali che lo delimitano in destra e sinistra orografica. La nicchia di distacco è risultata potenzialmente instabile. Il ghiacciaio è attualmente monitorato tramite la registrazione e l’analisi dell’andamento di alcuni parametri nivometeorologici: l’andamento della temperatura dell’aria e della copertura nevosa possono infatti fornire una stima della vulnerabilità del ghiacciaio, anche alla luce di un evento del tutto simile che accadde nella notte del 6 luglio 1989 sul Monviso. I dati hanno confermato che lo stato di salute della Marmolada è sotto controllo e dunque quest’estate non ci sarà alcuna zona rossa. Negli ultimi mesi la Protezione civile del Trentino ha proceduto, insieme al Cnr di Venezia ed altri enti di ricerca, ad effettuare una scansione radar del ghiacciaio dall’elicottero, in modo da ricostruire, assieme al rilievo fotogrammetrico realizzato sull’intero ghiacciaio in autunno, il modello del terreno sotto lo strato ghiacciato e capire anche la consistenza di quest’ultimo lungo il versante nord della Marmolada, fa sapere l’amministrazione provinciale. In merito al monitoraggio, fa sapere il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, “è un percorso tecnico che stiamo portando avanti per cercare di fare il massimo della prevenzione con le giuste precauzioni che devono essere date a chi vuole vivere la montagna”.
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