L'uomo morì nel 2019 durante un fermo dei carabinieri

La Cassazione ha accolto il ricorso contro l’archiviazione del caso Enrico Lombardo, il 42enne morto nel 2019 durante un fermo dei carabinieri nel Messinese. La Suprema Corte ha disposto che gli atti tornino al tribunale di Messina dove il giudice monocratico dovrà fissare un’udienza nella quale si discuterà della seconda richiesta di archiviazione e verrà presa una decisione in merito.

La famiglia dell’uomo, tramite l’avvocato Pietro Pollicino, aveva fatto ricorso contro l’archiviazione del caso e venerdì scorso, in piazza Cavour, a Roma, mentre i giudici della quinta sezione penale discutevano del caso, si è tenuto un sit-in al quale hanno partecipato, tra l’altro, le associazioni A Buon Diritto e Amnesty International.

“Siamo soddisfatti della decisione della Corte – dice l’avvocato Pietro Pollicino, legale della famiglia di Lombardo – ora aspettiamo la data per poter affrontare ancora la vicenda davanti al giudice”. Il 42enne Enrico Lombardo viveva a Spadafora, frazione di 5mila abitanti vicino a Messina ed è morto nella notte tra il 26 e il 27 ottobre del 2019, durante un fermo dei carabinieri.

Soddisfazione di Amnesty International

L’inchiesta della Procura di Messina aveva visto indagati tre sanitari e un carabiniere. Nonostante le richieste di archiviazione avanzate dal giudice per le indagini preliminari in due diverse occasioni, la famiglia di Enrico Lombardo, composta dall’ex moglie Alessandra Galeani e dalla figlia Erika Lombardo e rappresentata dal legale Pollicino, aveva presentato ricorso per Cassazione. La famiglia aveva sollecitato ulteriori indagini su alcuni elementi finora non considerati, opponendosi all’archiviazione. “La decisione odierna – si legge in una nota delle associazioni che hanno supportato la famiglia Lombardo – apre nuove prospettive per scoprire la verità e fare piena luce su questa complessa vicenda”. A Buon Diritto e Amnesty International Italia, che seguono la vicenda di Enrico Lombardo e sostengono da tempo la famiglia nella ricerca della verità, esprimono soddisfazione per la decisione della Corte, perché apre uno spiraglio per provare a fare luce su quello che è successo quella notte. “C’è ancora una possibilità di chiarire cosa accadde a Enrico Lombardo e di accertare tutte le responsabilità – dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – La decisione della Corte di Cassazione rappresenta una speranza per la famiglia di Lombardo e per coloro che cercano la verità in questa grave vicenda. È fondamentale che tutti gli elementi non ancora presi in considerazione vengano ora attentamente esaminati”.”È interesse di tutti i cittadini, non solo dei familiari, che le indagini proseguano – sostiene Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto – Le garanzie più rigorose per chi si trova sotto la custodia degli uomini dello Stato durante un fermo è un bene prezioso per la democrazia“.

 

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