Omar Favaro, le motivazioni del Riesame di Torino: no a “pena naturale” per Novi Ligure

Per i giudici ci sono "gravi indizi di colpevolezza" per i maltrattamenti verso la moglie, mentre ci sono "perplessità" su quelle sessuali

Secondo i giudici del tribunale del Riesame di Torino si ravvisa la sussistenza di “gravi indizi di colpevolezza” in merito ai maltrattamenti per i quali Omar Favaro è indagato dalla procura di Ivrea nei confronti della moglie. “Maggiori perplessità suscitano fin d’ora invece le ipotesi accusatorie legate alle violenze fisiche” nei confronti della figlia e a quelle “sessuali a danno della moglie”, spiegano ancora i giudici nelle motivazioni. Il Riesame ha rigettato la richiesta di applicazione del divieto di avvicinamento per Favaro, avanzata dalla procura di Ivrea. Favaro fu condannato per il duplice omicidio di Novi Ligure del 2001, insieme all’allora fidanzatina Erika De Nardo, e ha scontato la pena per poi rifarsi una vita. Ora è indagato per maltrattamenti nei confronti della moglie dalla quale si sta separando, in presenza e ai danni della figlia minore, e per violenza sessuale nei confronti della donna.

Le argomentazioni della donna in merito ai maltrattamenti trovano riscontro, secondo i giudici, nelle “comunicazioni whatsapp” della donna con la suocera e nelle dichiarazioni del nuovo compagno della moglie. I giudici ritengono “probabile” che Favaro abbia tenuto “comportamenti verbalmente e fisicamente violenti”. Secondo i giudici le condotte però risalgono alla convivenza, interrotta nel 2021, e non ci sono indizi su pericoli di recivida dopo tale data (“non emergono sigificative circostanze evocative del pericolo attuale e concreto che Favaro ponga in essere azioni verbalmente e/o fisicamente violente” nei confronti della donna). “Siamo soddisfatti di questo provvedimento perchè mette in dubbio molti aspetti della ricostruzione effettuta dall’impianto accusatorio”, commenta a LaPresse Lorenzo Repetti, avvocato di Favaro.

Dalle motivazioni emerge però anche un appello al fatto che non bisogna ‘cadere’ nell’errore di considerare le colpe sul duplice omicidio di Novi Ligure come una “pena ‘naturale'” per Omar Favaro, che vada oltre quella già espiata. Per i giudici, emerge dal caso e dalle accuse “una “pena ‘naturale’ che dura e persiste nel tempo oltre e al di là di quella strettamente giuridica ormai espiata”. Il riferimento è al duplice omicidio del 2001, per il quale Favaro ha scontato la pena, condannato con l’allora fidanzatina Erika De Nardo. I giudici rilevano che è corretto tenere in considerazione il delitto di 22 anni fa ma “perché tale valutazione non si trasformi in una forma indebita di novazione della pena ‘naturale’ a fini ‘giuridici’ è necessario” che si valuti “la tipologia e concretezza del precedente penale anche in relazione alla persona del suo autore”. Va tenuto conto che quel duplice omicidio fu commesso da “un soggetto minorenne nell’ambito di una relazione di coppia in cui Favaro era soggetto debole e dipendente”. Secondo i giudici, i dati recenti indicano che si può “escludere ragionevolmente” che Favaro “compia atti della stessa specie di quelli per cui si procede”. L’ordinamento giuridico non deve temere di giungere “ad un giudizio di inattualità concreta di pericolosità sociale nei confronti di un indagato pure con un passato così gravoso (soggettivamente) e così grave (oggettivamente)”, concludono i giudici.