Le indagini hanno permesso di confermare l'ipotesi di coinvolgimento nel traffico internazionale di droga di un imprenditore forlivese

Torna libero l’ex direttore dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, finito ai domiciliari nell’ambito di un‘inchiesta per corruzione della procura di Forlì. Il tribunale del Riesame di Bologna ha annullato la misura cautelare a suo carico dopo l’istanza presentata dai difensori, gli avvocati Gianluca Tognozzi e Roberto D’Atri. Minenna è sotto indagine per presunti favori all’imprenditore ed ex deputato leghista Gianluca Pini.

L’ex direttore dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, era finito agli arresti domiciliari il 22 giugno 2023 nell’ambito di un’indagine che ha portato all’arresto di esponenti del mondo imprenditoriale romagnolo e appartenenti alle istituzioni, “asserviti” secondo chi indaga “ad interessi economici estranei e contrastanti con il fine pubblico, la trasparenza e la legalità della pubblica amministrazione”.

L’operazione è arrivata dopo un’inchiesta antidroga avviata dalla Squadra Mobile della Questura di Forlì nel gennaio del 2020 nei confronti di un sodalizio straniero dedito al traffico di stupefacenti. Le indagini hanno permesso di confermare l’ipotesi di coinvolgimento nel traffico internazionale di droga di un imprenditore forlivese con precedenti penali operante nei settori dell’autotrasporto. 

Anche l’ex deputato leghista Gianluca Pini è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Forlì e dalla Dda di Bologna. L’ex parlamentare, non più in carica dal 2018 e ora imprenditore, è indagato per un presunto giro di corruzione che, secondo l’accusa, gli avrebbe permesso di ottenere un appalto milionario dall’Ausl Romagna per la fornitura di dispositivi medici durante la pandemia nel 2020.

Il ‘pactum sceleris’

Il ‘pactum sceleris’ concluso dall’imprenditore ed ex parlamentare leghista Gianluca Pini, con l’ex direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, è legato, secondo le indagini della procura di Forlì, a un presunto giro di corruzione su un appalto del 2020 per la fornitura di mascherine e dispositivi di protezione personale in epoca Covid-19. In particolare, secondo quanto accertato dagli inquirenti, Minenna  avrebbe accettato “le promesse di accreditamento all’interno del partito Lega Salvini Premier e di riconferma della nomina del suo ruolo di direttore generale dell’Agenzia delle Dogane (promessa da Pini ndr) in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica agli interessi privati dell’imprenditore”. “A fronte delle richieste di intervento di Pini in occasione delle importazioni di merci per il contrasto al Covid-19 – si legge nel capo d’accusa – Minenna metteva a servizio di Pini l’esercizio della sua funzione pubblica sia intervenendo egli stesso con gli uffici territoriali per risolvere le problematiche di Pini, sia dando ordine ai suoi più stretti collaboratori dirigenti nazionali dell’Agenzia delle Dogane di mettersi a disposizione di Pini per risolvere i problemi che l’imprenditore aveva in fase di sdoganamento della merce, ovvero in fase di accertamenti da parte dei funzionari territoriali delle Dogane”. 

Le indagini

Dalle indagini effettuate dalla procura di Forlì, che hanno portato, anche all’arresto dell’ex parlamentare leghista Gianluca Pini, emergono “due veri e propri ‘sistemi’ di illecito arricchimento” facenti rispettivamente capo agli universi economici riconducibili a un imprenditore forlivese e all’ex parlamentare, “uniti, oltre che da saldi e fiduciari rapporti privati, da vicendevoli interessi finanziari”. Secondo chi indaga, Pini “sfruttando conoscenze di alto livello maturate grazie all’incarico istituzionale ricoperto in seno al Parlamento, è riuscito a garantirsi la presenza di persone a lui asservite all’interno di diverse istituzioni pubbliche locali e nazionali”. “Questi soggetti, a richiesta dell’ex parlamentare, garantivano la cura dei suoi interessi dall’interno dell’Amministrazione di appartenenza – prosegue la procura in una nota – E’ stata così costituita e gestita una rete di rapporti che ha permesso, tra l’altro, all’ex parlamentare di ottenere un appalto milionario dall’Ausl Romagna per la fornitura di dispositivi medici (attività rispetto alla quale non sussisteva alcuna specifica attitudine aziendale) lucrando così anche sulla crisi pandemica del 2020. Sono stati inoltre comprovati rapporti corruttivi tra l’ex parlamentare e appartenenti alle Forze di Polizia, un funzionario prefettizio e vertici dell’Agenzia delle Dogane”.

L’imprenditore di Forlì e l’ex parlamentare leghista, avrebbero “reciprocamente posto a disposizione uno dell’altro e proprie peculiari capacità di interferenza illecita nei contesti all’interno dei quali si muovevano”. “Più precisamente – si legge in una nota della procura – l’imprenditore forlivese si giovava di importanti conoscenze criminali legate alla malavita albanese e al narcotraffico per approvvigionarsi di denaro da reinvestire in attività formalmente lecite o acquisto di immobili”. L’operazione di oggi è stata messa a segno dalle questure di Forlì e Modena e dei collaterali organi della Germania e del Belgio con il coordinamento delle Procure della Repubblica di Forlì e della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Bologna e delle rispettive autorità giudiziarie estere.

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