È quanto reso noto da Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti, nella settima relazione annuale al Parlamento

Al primo giugno di quest’anno – quindici giorni fa – le persone detenute nelle carceri italiane sono 57230; includono 2504 donne, mentre ne includevano 2285 sette anni fa. Dati comparabili, sebbene in aumento di più di duemilacinquecento persone detenute: la capienza, già allora carente, è aumentata nell’arco dei sette anni soltanto di mille posti regolamentari. È quanto reso noto da Mauro Palma, Garante nazionale dei detenuti, nella settima relazione annuale al Parlamento.

Due dati indicano mutamenti: la percentuale delle persone straniere in carcere è diminuita dal 34 al 31, 2 percento; particolarmente diminuita – e questo è un dato positivo – è la percentuale di coloro che sono in carcere senza alcuna condanna definitiva, passando dal 35,2 al 26,1 percento nel corso di questi anni. “Resta alto – ed è andato aumentando – il numero di persone detenute per scontare condanne molto brevi: 1551 persone sono oggi in carcere per scontare una pena – non un residuo di pena – inferiore a un anno, altre 2785 una pena tra uno e due anni”, evidenzia il Garante. È evidente che una struttura complessa quale è quella carceraria non è in grado di predisporre per loro alcun progetto di rieducazione perché il tempo stesso di conoscenza e valutazione iniziale supera a volte la durata della detenzione prevista. Non solo, ma questi brevi segmenti di tempo recluso sono destinati a ripetersi in una sorta di serialità che vede alternarsi periodi di libertà e periodi di detenzione con un complessivo inasprimento della propria marginalità.

Sono 29 i suicidi in carcere dall’inizio del 2023 in Italia. “È il carcere come simbolo di esclusione, è quella sensazione di essere precipitato in un ‘altrove’ esistenziale, in un mondo separato, totalmente ininfluente o duramente stigmatizzato anche nel linguaggio dei media e talvolta anche delle istituzioni, che caratterizza il luogo dove si è giunti, a essere determinante – evidenzia il Garante – Per questo i suicidi non interrogano solo chi amministra il carcere, ma l’intera collettività esterna che di quel simbolismo è produttore ed elemento consolidante”.”Il Collegio del Garante nazionale confida che il Parlamento saprà impegnarsi su questo, cogliendo lo stimolo che proviene anche da alcuni sindaci e al fine di segnare un cambio di passo rispetto alla difficoltà e alla fragilità che oggi si vivono all’interno del carcere”, aggiunge.

Sono 370 i minori detenuti negli istituti di pena loro riservati in Italia. In totale, 14.487 sono i minori in carico agli Uffici dei servizi sociali minorili. Vi sono, inoltre, 3.148 ragazzi in messa alla prova, 755 in regime di altre misure, 10.214 in attesa di definizione. “Ben diversi sono i dati relativi ai minori e ai giovani adulti in misura alternativa e messa alla prova, pari a 3903, e a quelli ristretti negli Istituti penali per minorenni pari a 370, cioè poco meno del 10 percento – sottolinea Palma -. Un rapporto sbilanciato pesantemente a favore dei primi, che lascia alla detenzione in carcere una dimensione realmente residuale”. 

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