E’ caduto sotto i colpi di menzogne e contraddizioni il castello di carte eretto da Alessandro Impagnatiello per coprire il vero destino della compagna 29enne al settimo mese di gravidanza. Giulia Tramontano non è scomparsa ma è stata uccisa con 2 o 3 coltellate fra le 19 e le 20.30 di sabato 27 maggio, dentro la loro casa di via Novella 14 a Senago, nel Milanese. Il corpo è stato dato alle fiamme due volte: con alcol etilico nella vasca da bagno e la benzina all’interno di un garage. Incellophanata e trasportata nell’intercapedine di via Monte Rosa nel bagagliaio della sua macchina, una T-Roc bianca. Nella notte la confessione resa alla pm Alessia Menegazzo e all’aggiunto Letizia Mannella.
Per oggi alle 10 è fissato l’interrogatorio di garanzia davanti alla gip Laura Angela Minerva per la convalida del fermo eseguito all’alba di giovedì mattina.”L’ho uccisa io con due coltellate” ha detto lucido e senza piangere prima di indicare agli uomini del Nucleo investigativo dell’Arma di Milano – da ieri sera a Senago anche con unità cinofile e della scientifica – il luogo dove si trovava il corpo senza vita dell’agente immobiliare originaria di Sant’Antimo in Campania. L’uomo si trova in carcere a San Vittore, il decreto di fermo in attesa di convalida del gip è stato firmato alla 6.50 del mattino. “Distrutto, stravolto” dice a LaPresse il suo legale, Sebastiano Sartori.
La Procura di Milano lo accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. Secondo gli inquirenti avrebbe fatto “ricerche su internet” su come “disfarsi del cadavere” e avrebbe utilizzato il telefono della ragazza dopo l’orario presunto della morte per depistare. Dal numero della vittima ha risposto anche alle chat, preoccupate, della sua ‘amante’ e collega di 23 anni che quel pomeriggio aveva incontrato Giulia per un chiarimento reciproco fra le due donne. “Lasciami in pace, ti ho mentito” scrive all’altra per poi correre sotto casa di lei alle 2 di notte a Milano a dirle “il figlio non è mio, se n’è andata, ora sono un uomo libero”. L’inglese – talmente spaventata dalle ultime scoperte a cominciare da un test di paternità falsificato – non gli ha aperto la porta. Poche ore prima aveva proposto a Tramontano durante l’appuntamento al bar del centro di Milano di andare a dormire da lei se avesse “avuto problemi”.
Le bugie di Impagnatiello sono andate avanti per tutti i 5 giorni di ricerche, mentre si affievolivano le speranze di familiari e inquirenti di trovare viva la 29enne. Domenica si era presentato ai carabinieri di Senago nel tardo pomeriggio per presentare denuncia di scomparsa e quando gli era stato chiesto dove si trovasse lui ha fornito un indirizzo completamente inesistente dove avrebbe comprato della marijuana. Da lì gli accertamenti su alibi, telecamere di sorveglianza, telefoni, fino al ritrovamento di tracce di sangue nel bagagliaio della sua auto e sulla scena del delitto. La sua versione è che il coltello che ha ucciso Giulia lo avrebbe inizialmente tenuto lei stessa in mano, muovendolo in aria mentre cucinava. Era rientrata in appartamento alle 19 e aveva scoperto della gravidanza – poi interrotta – della 23enne britannica. Ci sono ancora alcuni buchi temporali da colmare, circostanze che non tornano e testimoni da risentire. Ma il quadro per i pm è chiaro e chiederanno convalida dell’arresto e custodia cautelare in carcere. Quello di Giulia Tramontano il 23esimo femminicidio per mano di partner o ex tra il 1 gennaio e il 28 maggio 2023.