Era stata nominata Cavaliere del Lavoro dal presidente Mattarella

Arrestata per corruzione Daniela Lo Verde, la preside della scuola Giovanni Falcone dello Zen a Palermo, nominata 3 anni fa Cavaliere della Repubblica del Presidente Sergio Mattarella “per essersi distinta nel servizio alla comunità durante l’emergenza coronavirus”. La dirigente scolastica è finita agli arresti domiciliari insieme al vicepreside dell’istituto comprensivo Daniele Agosta e ad un commerciante di prodotti elettronici e informatici. I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo questa notte hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per i tre indagati firmata dal gip del tribunale di Palermo su richiesta dei procuratori europei delegati Calogero Ferrara e Amelia Luise dell’European public prosecutor’s office (Eppo) di Palermo. I reati contestati, a vario titolo, sono peculato e corruzione. In 14 mesi di indagine la procura europea avrebbe accertato la gestione irregolare di fondi di spesa pubblici europei stanziati per diversi progetti scolastici.

 

 

Cibo e dispositivi informatici per preside e vice

I carabinieri, coordinati dalla procura europea, avrebbero accertato che la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen di Palermo, Daniela Lo Verde, gestiva in modo irregolare anche gli acquisti di generi alimentari e dispositivi informatici. Gli approfondimenti investigativi avrebbero messo in luce una gestione dell’istituto volta a curare interessi di natura meramente personale. È stato documentato come all’interno dell’ufficio di presidenza era custodita una cospicua quantità di generi alimentari, nonché costosi dispositivi informatici destinati agli studenti, che sarebbero stati costantemente prelevati dalla preside e dal suo vice per proprie ed esclusive necessità. L’attività investigativa avrebbe anche verificato come la Dirigenza dell’Istituto avrebbe affidato stabilmente, contra legem, la fornitura di materiale tecnologico ad una sola azienda in forza di un accordo corruttivo volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse in cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti tecnologici di ultima generazione. “Ad aggravare il quadro – per come emerge dal provvedimento cautelare – la dirigente ha costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità, nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa, di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo tipizzato di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’I.C.S. ‘G. Falcone’, che si rivolge a un’utenza particolarmente fragile, costituita da alunni che, nel caso di specie, sono già penalizzati da un contesto sociale e culturale di degrado come quello in cui versa il quartiere Zen”.

Progetti Pon mai realizzati per accaparrarsi fondi Ue

Ci sarebbe un danno per le casse dell’Unione europea di almeno 100mila euro che riguardano anche i finanziamenti chiesti e ottenuti dalla dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen di Palermo, Daniela Lo Verde, per progetti Pon mai o solo in parte realizzati. In particolare, in forza del suo ruolo di pubblico ufficiale, in maniera spregiudicata e per accaparrarsi i cospicui finanziamenti comunitari connessi, sottolineano gli investigatori, avrebbe attestato falsamente la presenza degli alunni all’interno della scuola anche in orari extracurriculari, al fine di giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte, nella considerazione che la mancata partecipazione degli studenti avrebbe inciso in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi destinati per ciascun Pon alla dirigenza.

Indagine partita dalla denuncia di un’insegnante

E’ partita dalla denuncia di un insegnante dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone, la scuola di frontiera allo Zen di Palermo, l’indagine che ha travolto la dirigente scolastica. Il gip di Palermo nell’ordinanza di custodia cautelare sottolinea la “gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata”. Nella denuncia l’insegnante ha raccontato come molte fatture per acquisti venissero gonfiate: una parte veniva spesa per l’acquisto di strumenti didattici, mentre una parte speso per scarpe e abbigliamento per la dirigente.

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