L’anarchico Alfredo Cospito ha deciso di sospendere lo sciopero della fame. Lo ha fatto sapere al Tribunale di Sorveglianza di Milano con una dichiarazione su un modello prestampato apposito per le comunicazioni fra detenuti e magistrati. La breve frase recita: “Io sottoscritto Alfredo Cospito comunico di voler sospendere lo sciopero della fame”, senza aggiungere alcuna motivazione di natura politica o ideologica. L’anarchico in protesta contro il regime di 41 bis dallo scorso 20 ottobre si trova ancora presso l’Ospedale San Paolo di Milano dove la ripresa dell’alimentazione andrà attentamente monitorata dai medici.
Vuole tornare in Sardegna
Cospito ha inoltre espresso il desiderio di ritornare nel carcere di Bancali, a Sassari, dove era detenuto prima di essere trasferito nel penitenziario milanese di Opera. L’anarchico vuole tornare a mangiare nuovamente tutto, ma i sanitari gli hanno consigliato di procedere gradualmente.
Legale: “Con sua lotta raggiunti obiettivi prefissati”
“La lotta intrapresa da Cospito può dirsi abbia raggiunto gli obiettivi prefissati. Quindi, trascorsi 180 giorni di digiuno e dopo aver esposto a rischio la propria vita, essere dimagrito 50 chilogrammi e aver ormai irrimediabilmente compromesso la propria funzione deambulatoria dovuta allo scadimento irreversibile del sistema nervoso periferico, il 19 aprile 2023 ha deciso di porre fine allo sciopero della fame”, ha scritto in una nota il legale di Alfredo Cospito, Flavio Rossi Albertini. Cospito, prosegue la nota, “ringrazia tutti e tutte coloro che hanno reso possibile questa tenace quanto inusuale forma di protesta”.
Legale: “Grazie a lui 41-bis sempre meno tollerato”
“Grazie alla protesta di Cospito, alle mobilitazioni del variegato mondo dell’attivismo politico extraparlamentare, al movimento anarchico, agli intellettuali schieratisi a sostegno delle ragioni della protesta, al mondo dei media che ha permesso la veicolazione di questi scomodi argomenti nelle case delle persone, milioni di soggetti, tra cui soprattutto le nuove generazioni, hanno compreso l’incompatibilità del 41 bis con i principi di umanità della pena e quindi con la Costituzione nata dalla lotta antifascista”, continua Rossi Albertini. “Grazie alla vicenda Cospito, il 41 bis è sempre meno tollerato da una opinione pubblica che in questi mesi è stata chiamata ad un ruolo attivo che superasse e bandisse l’indifferenza nei confronti dell’altro. A questo risultato immediato se ne deve però aggiungere un altro ossia la dichiarazione di ricevibilità e conseguente registrazione del ricorso proposto dall’avv. Antonella Mascia di Strasburgo e dallo scrivente alla Corte europea dei diritti dell’uomo, avente proprio ad oggetto il regime penitenziario differenziato previsto dall’articolo 41-bis. Il ricorso, nel quale sono state lamentate gravi violazioni della Convenzione EDU, verrà valutato nel merito nel termine di due o tre anni (tali sono i tempi di una pronuncia) e potrebbe rappresentare il grimaldello giuridico che bandirà lo strumento inumano del 41 bis, così come avvenuto nel caso dell’ergastolo ostativo”, sottolinea.
Legale: “Con decisione Consulta conseguita vittoria”
Parla dunque di “oggettiva vittoria” conseguita “ieri con la decisione della Corte Costituzionale che, da quanto si apprende dal comunicato diffuso, non ha soltanto deciso sulle sorti del detenuto anarchico, ma ha compiuto una dichiarazione di incostituzionalità del divieto di prevalenza di tutte le attenuanti, nei confronti della recidiva reiterata, per tutti i reati la cui pena edittale sia fissa e contempli il solo ergastolo” la nota di Rossi Albertini.