Mario Calabresi definisce la sentenza "ipocrita", per l'associazione delle vittime "in Europa valiamo poco". Nordio: "Fatto tutto il possibile"
Numerose le reazioni alla sentenza della Corte di Cassazione Francese che ha negato l’estradizione ai 10 terroristi rossi condannati in Italia per fatti risalenti all’epoca degli anni di piombo che da anni vivono in Francia.
Calabresi: “Sentenza ipocrita, danno a famiglie delle vittime”
“La Cassazione francese ha confermato il no alla estradizione dei 10 ex terroristi italiani rifugiati da molti anni a Parigi. Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Ma … c’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare. Ma … pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…”. Lo scrive sui social Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel 1972 da un attentato terroristico di estrema sinistra. Uno dei terroristi per cui è stata negata l’estradizione, Giorgio Pietrostefani, è stato condannato come mandante proprio dell’omicidio Calabresi.
Ass. vittime del terrorismo: “Dimostra che in Europa valiamo poco”
“La sentenza dei giudici francesi è la dimostrazione che in Europa contiamo meno del due di picche“. Lo dice a LaPresse Giovanni Berardi presidente della Associazione Vittime del Terrorismo, e figlio del maresciallo Rosario Berardi, assassinato dalle Brigate Rosse il 10 marzo 1978. “In questi 45 anni dalla morte di Aldo Moro non si è fatto quasi nulla salvo rare eccezioni per assicurare alla giustizia italiana quelli che sono assassini e terroristi. Non ex – specifica – perché finché ci sono vittime saranno per sempre terroristi”, aggiunge Berardi. “Queste persone sono appoggiate da lobby di potere molto consistenti, hanno l’arma del ricatto per i vecchi ‘compagni di merende’ che ora occupano delle poltrone istituzionali di rilievo e quindi l’esito era già scontato. Per l’ennesima volta, come nel caso di Cesare Battisti che era stato protetto e coccolato da Carla Bruni”. Fatti salvi “i clamorosi successi delle nostre forze di polizia e della magistratura per molti aspetti alla fine hanno vinto i terroristi. Da destra a sinistra, hanno tutti un lavoro, una famiglia. Non ne conosco uno che non sia sistemato”.
Figlia Ammaturo: “Sentenza dimostra protezione Br ad alti livelli”
“Una sentenza molto triste. Queste persone hanno avuto la possibilità di rifarsi una vita, cosa che è stata negata ai nostri cari”. Lo dice a LaPresse Graziella Ammaturo, figlia del capo della Squadra mobile di Napoli, Antonio Ammaturo, ucciso dalle Brigate Rosse in un agguato il 15 luglio del 1982. “Quello che mi chiedo, a questo punto, è quale protezione – evidentemente ad altissimi livelli – hanno potuto godere queste persone se dopo 40 anni restano ancora impunite? Chi le ha protette allora e chi le protegge oggi? Ricordiamo che non si sono mai pentite, non hanno mai fatto nomi. Credo che conoscere la verità non sia solo un’esigenza di noi familiari, ma di qualunque cittadino che vive in un Paese civile”.
Figlio Torregiani: “Hanno vinto loro”
“Ce lo aspettavamo, ma fa male. C’è il dolore per il fatto che non è stata fatta giustizia“. Lo dice a LaPresse Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, l’orefice ucciso nel 1979 dai terroristi dei Pac di Cesare Battisti a Milano. “Cosa posso dire? Hanno vinto i terroristi, come al solito. È una pagina triste della storia”.
Nordio: “Prendiamo atto della decisione”
“Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione francese, che in piena autonomia ha deciso di negare l’estradizione in Italia di 10 ex terroristi condannati in via definitiva per gravissimi reati compiuti negli anni di piombo. L’Italia ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l’ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “Avevo già avuto modo di ringraziare di persona, nel nostro primo incontro, il collega Eric Dupond-Moretti per essere stato al fianco dell’Italia e per la sua costante attenzione nei confronti delle nostre richieste. Con lui – prosegue Nordio – ho avuto anche un colloquio telefonico. Il ministro Dupond-Moretti ha compreso il nostro bisogno di verità e giustizia e, dando corso alle nostre domande di estradizione, ha testimoniato la piena fiducia del Governo francese nella nostra magistratura, che ha giudicato gli imputati degli anni di piombo sempre nel rispetto di tutte le garanzie”.
Legale Bergamin: “Sentenza corretta e attesa”
Soddisfazione invece espressa da Giovanni Ceola, avvocato di Luigi Bergamin, uno dei dieci di cui è stata negata l’estradizione. “Il verdetto dei giudici francesi era abbastanza scontato. Abbiamo finalmente finito un percorso che in Italia è stato inutile“, ha detto Ceola a LaPresse. “Un verdetto scontato in virtù della discussione che c’è stata in Cassazione il mese scorso. Una decisione fondata, i motivi c’erano tutti. Il richiamo all’ordinamento europeo era corretto, quindi non poteva che andare così”, sottolinea Ceola che si dice dispiaciuto per come è andata la vicenda Bergamin in Italia “dove si è modificata la giurisprudenza per ottenere un risultato, una giurisprudenza pacifica da 40 anni. In parte si è rimediato con la decisione della Cassazione francese”.
Legale Pietrostefani: “È uomo malato, non pacco postale”
“Grande soddisfazione per la decisione dei giudici francesi“. Così Alessandro Gamberini, avvocato di Giorgio Pietrostefani – tra i fondatori di Lotta Continua – a LaPresse. Pietrostefani “non è scappato dall’Italia, ma aveva chiesto anche la revisione del processo che gli fu respinta. La Francia gli ha dato ospitalità dal 2000 e questo ha consolidato in lui un radicamento sociale e familiare, avendo anche una figlia”, spiega il legale specificando che l’ex terrorista – condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi, nel 1972 – “è anche un uomo molto malato per cui l’estradizione sarebbe stata una violazione dell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Pietrostefani – sottolinea l’avvocato – non è un pacco postale“.
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